Tarcisio Mombelli non si ferma mai!
Persona dal carattere forte e deciso, ha avuto di certo una vita avventurosa e movimentata: nel corso degli anni lo ritroviamo (in gioventù) nei panni di corrispondente del Giornale di Brescia, ovviamente in quelli di vigile urbano e comandante, padre e nonno, arbitro di calcio di serie A, campione di ciclismo in età pensionistica, ed infine scrittore, pur non definendosi tale.
In questi tempi di pandemia ha deciso di pubblicare un libro, uscito da poco, che fosse una raccolta dei racconti scritti negli ultimi anni e pubblicati nelle diverse edizioni del nostro giornale e del “Giornale di Rovato”; un lavoro che è indirettamente una testimonianza storica di eventi e vicissitudini vissuti in prima persona, della gente e di quanto accadeva a Rovato nella prima metà del secolo scorso.
Lo abbiamo incontrato per una testimonianza diretta in relazione a questo progetto:
Come nasce l’idea di questo libro?
«L’idea è nata poiché tante, ma tante persone, me lo hanno chiesto. Naturalmente da subito avevo scartato la possibilità di pubblicare un libro… un libro io? … ma poi mi sono convinto…».
Quali emozioni provi ed hai provato nello scrivere questi racconti della tua vita?
«Non lo so, ho cominciato col racconto del card. Shuster sul bollettino parrocchiale, poi con un altro sul “Giornale di Rovato” dove Massimiliano Magli mi aveva accolto con tantissimo entusiasmo. Poi sei arrivato tu con le tue interviste per Paese Mio ed è iniziato così un rapporto continuativo e di amicizia che mi ha invogliato a raccontare sempre più i miei ricordi.
Poi, rileggendoli a posteriori, ho provato entusiasmo, commozione e ilarità, a seconda di ciò che avevo scritto. Sono sciocco a confessartelo ma in tre racconti, tanto tempo dopo, nel rileggerli, mi venivano le lacrime agli occhi; ma non dirò quali. Non sono pentito, anzi mi compiaccio, laddove con poca signorilità parlavo di lezzi, idranti e di luogo di bisogni mancanti. Sono il bello, la ricchezza, la sostanza di verità di tempi trascorsi. Mi sovviene un grido: evviva!»
Il libro rappresenta sicuramente una grande testimonianza storica di vicende, eventi e persone della città di Rovato: cosa ti manca del passato e cosa apprezzi di oggi?
«Mi manca tutto, ma meglio che tenga per me i ricordi delle cose belle (poche) e di quelle che di bello nulla avevano: povertà, fame quando ero studente a Brescia; tragedie e spaventi di guerra riferiti ai bombardamenti a Brescia il 14/02/1944; all’epoca stavo letteralmente sotto le bombe. Dopo il 1945 il clima era di odio e vendette politiche. Oggi viviamo tempi diversi, non si può fare un paragone, ogni epoca ha le sue difficoltà. Siamo in un paese libero e democratico, ma le problematiche non mancano e quindi, anche se non ci facciamo la guerra, combattiamo contro la pandemia, solo uno dei tanti problemi sociali da risolvere…».
Partendo dalla tua esperienza di vita, vuoi lanciare un messaggio o dare qualche consiglio alle attuali generazioni?
«No, impossibile per quanto mi riguarda. Per la mia generazione, ed anche per quella dopo, sarebbero fuori luogo; cadremmo forse in derisioni.
Tutto oggi è tecnologia, materia che più che difficilmente entra nelle nostre cervici. Tanto la apprezziamo, gustiamo e ci lascia a bocca aperta, ma ci rende più piccoli, non potendo entrare nelle materie specifiche che son davvero tante.
Forse l’unico consiglio che posso dare alle nuove generazioni è quello di riscoprire la profondità dei valori e la bellezza della vita».
Hai detto che i proventi del libro saranno offerti al santuario della Madonna di Santo Stefano: perché per te è così importante?
Santo Stefano è stata la mia contrada condivisa nei giochi, negli anni della fanciullezza, con tanti ragazzi!….ormai tutti trapassati ahimè! Ormai “esemplari” sopravvissuti della contrada siamo rimasti in due, poca roba…
Quella Madonna lassù nella “cisona” che, in verità, abbiamo capito della devozione ormai adulti. Povera Vergine! Poi, con l’arrivo di mons. Zenucchini, vi fu la grandiosa svolta…io inoltre tenevo casa proprio sotto alla Sua altezza, potrei dire ai suoi piedi. Le sono riconoscente per tante grazie ricevute nella mia vita».
Lo stile personalissimo con cui narri le vicende è sicuramente uno degli elementi essenziali del libro: continuerai a scrivere i tuoi ricordi e a condividerli con i lettori?
«Il mio “stile”, me lo dite tutti… ma non so sviluppare diversamente il modo di scrivere. Sorrido ma non capisco, per me è naturale. Evidentemente piace a chi mi legge, perché i più me lo dicono. Francamente sono contento così…ci mancherebbe. Se scriverò ancora?
Ho “raschiato la botte”; inventore di fatto e di fatti non sono…pertanto mi accontento di quanto raccontato finora e anche di aver dato voce ad estratti del diario di mons. Zenucchini».
«Vorrei infine esprimere il mio più sentito ringraziamento al “Comune di Rovato”, nella persona del sindaco Tiziano Belotti, ed a tutti coloro che mi hanno aiutato nella realizzazione di questo libro incoraggiandomi moltissimo affinché fosse pubblicato!»
Emanuele Lopez