Comincio con lo spiegare questo detto popolare: la notte più lunga dell’anno è il solstizio d’inverno (21 dicembre), ma nel XVI secolo la festa di S. Lucia coincideva davvero con il solstizio a causa degli errori presenti nel calendario Giuliano che, dopo 16 secoli di utilizzo, venne sostituito col calendario Gregoriano (1582).
Ma come ha fatto una martire siracusana a diventare la santa più amata dai bambini bresciani?
Santa Lucia è una martire siracusana, vittima delle persecuzioni dell’imperatore Diocleziano morta nel 304, e le sue reliquie hanno girovagato molto… a causa delle incursioni degli arabi che avevano occupato mezza Sicilia, il corpo fu nascosto e nell’XI secolo i bizantini decisero di portare le reliquie di S. Lucia e di S. Agata a Costantinopoli. Con la crisi dell’Impero Romano d’Oriente iniziò l’epopea delle crociate ed è in una di queste spedizioni che i crociati, guidati da Venezia, saccheggiarono Costantinopoli trafugando il corpo della martire (1204). Essendo una Santa molto venerata, venne accostata a S. Marco come protettrice della Repubblica Veneta.
Nel medioevo le reliquie erano importantissime, non solo per motivi religiosi, ma anche per i vantaggi economici che procuravano. Generavano grandi flussi di pellegrini: il nostro equivalente di un’attrazione in grado di attirare turisti (e con essi pecunia), e influenzavano la cultura anche attraverso il prestigio del paese che le possedeva.
La Santa riposa a Venezia da oltre 8 secoli e nel 1981 dei ladri ne trafugarono il corpo, che però fu ritrovato e riportato a Venezia proprio il 13 dicembre! Di recente le reliquie di S. Lucia hanno abbandonato Venezia per brevi ritorni a Siracusa, talmente sentiti, da aver innescato un colloquio tra le diocesi finalizzato alla riconsegna definitiva del corpo alla sua città d’origine, da cui manca da un millennio.
Osservando la carta geografica è interessante notare dove S. Lucia sostituisce S. Nicola e Gesù Bambino nella consegna dei doni. Si scoprirà che quei territori corrispondono a quelli della Repubblica di Venezia. Tra Bergamo e Cremona, i paesi a sud del Fosso Bergamasco (che costituiva il confine tra Venezia e Milano), i regali vengono portati da S. Nicola il 6 dicembre.
Per Brescia è stato importante l’episodio del lungo assedio del 1438, quando i milanesi cercarono di strappare la città al dominio della Serenissima. Il principale attacco, costituito da una serie di violenti assalti, terminò proprio il 13 dicembre, giorno in cui furono distribuiti regali ai bambini della città in onore della Santa protettrice della Repubblica. Significativi l’uso e la promozione che ha fatto la Serenissima per diffondere il culto di santi da legare alla sua dominazione. Oltre a S. Lucia infatti, nello stesso assedio del 1438 ricordiamo l’apparizione dei SS. Faustino e Giovita, che erano dei santi militari (non un caso per un territorio di confine com’era Brescia).
Insomma, per una potenza economica e militare il prestigio si misura con la capacità di proiezione ed influenza culturale. Questo era valido per la Venezia di secoli fa, come per le potenze moderne. Lo si vede nella trasformazione subita da S. Nicola, che ormai in molti festeggiano “all’americana”, celebrandolo come Babbo Natale e spostando la ricorrenza dal 6 al 25 dicembre. Sintomo dell’influenza culturale di una potenza globale.
La festa di S. Lucia che elargisce doni è diffusa anche fuori dall’Italia: in Slovacchia, Repubblica Ceca, Austria, in alcune regioni della Francia e perfino nei paesi scandinavi. Quindi ha un folto numero di bambini che ovunque la aspettano con ansia e speranza, anche se non è famosa quanto S. Nicola. Da un lato è una fortuna: non c’è stata una multinazionale di bevande che ne ha snaturato completamente la figura, il nome ed il significato. E noi che rimaniamo fedeli a quella Santa col suo ciuchino, abbiamo forse mantenuto l’ultimo barlume di tradizione importata da Venezia, rendendo ancora valido il motto Brixia Fidelis.
Buone feste a tutti!
Alberto Fossadri