È stato un saluto lieve, come nel suo stile, quello che Angela Zucchetti ha voluto lasciare ai propri cari e alla comunità che l’ha amata come donna di sentimento, capace di percepire, di comprendere, sintetizzare ed esprimere la bellezza dell’essere, incorniciandola nelle sue poesie. Non una dei tanti autori che popolano le librerie “nostrane”, romanzieri a mala pena capaci di mettere insieme qualche strapazzato racconto d’amore, ma un’esteta, una lirica “nell’animo”, che scriveva non per affannarsi a divulgare e gloriarsi della propria arte, ma per sé stessa, per dare sfogo alla propria interiorità. La complicità, cinquantennale, con il marito Beppe Bonetti aveva fatto il resto: uniti nella vita di tutti i giorni, nell’amore per la lettura, per l’arte, per ciò che, in virtù delle sue qualità estetiche, era capace di appagare i sensi più profondi e intimi. Complicità: questa, credo, sia la parola che meglio descrive Angela. Così m’è parso di apprendere dal racconto di Beppe, commosso, colto mentre cercava di reprimere qualche singhiozzo provocato da una ferita ancora aperta (e probabilmente senza cura), questa era Angela: una donna impegnata, ma discreta, che metteva a disposizione la sua naturale propensione per la scrittura a cause che considerava meritevoli di aiuto e sostegno. Fautrice, dalla prima ora, del movimento animalista, acuta oppositrice di pratiche quali la vivisezione e l’uso di pellicce naturali, coraggiosa egida dei più deboli, grande amica dei randagi e fervente sostenitore dell’esigenza di contrastare l’odiosa pratica dell’abbandono. Sono le parole di Beppe, di un marito che nel giro di due anni ha visto una terribile malattia indebolire la sua cara moglie, che hanno confermato il grande cordoglio che tutta la comunità di Rovato e non solo hanno voluto accordare ad Angela: un ricordo, un esempio, che difficilmente andrà dimenticato.
Leonardo Binda