Ci sono date che passano alla storia per la loro importanza ed eventi che entrano nella leggenda per il significato che hanno assunto. Il 7 ottobre 1571 è sicuramente una data che rientra nel secondo caso. La battaglia di Lepanto, la gloriosa vittoria della flotta cristiana contro i turchi ottomani, non ha dato esiti importanti per la storia europea, ma è certamente uno degli scontri più celebrati.
Infatti, cominciata per salvare Cipro dalle grinfie musulmane, nonostante l’effimera vittoria di Lepanto la guerra terminò con la perdita dell’isola ed il pagamento di 300.000 ducati alla Sublime Porta, pur di farla finita con un conflitto che stava dilapidando le casse erariali di Venezia. Ma perché vi parlo di questa battaglia lontana? Perché 450 anni fa sulle acque insanguinate di quel tratto di mare c’erano sicuramente dei rovatesi.
Cipro è stata assediata nel 1570 e Venezia approntò una flotta per soccorrerla insieme agli alleati della Lega Santa. Oltre alla costruzione delle galee aveva bisogno di reclutare rematori e alle terre bresciane toccava fornire 378 galeotti. Rovato estrasse a sorte per questo compito 34 uomini, fornendo anche munizioni e morioni. Non conosciamo i loro nomi, ma con grande probabilità essi finirono sulle due galee che Brescia, città fedele, armò e attrezzò di sua volontà. Il giorno della battaglia le due navi bresciane si trovavano schierate in prima fila: la nave del comandante Giovanni Antonio Cavalli aveva per vessillo l’Orifiamma e i SS. Patroni Faustino e Giovita; la nave del comandante Orazio Fisogni l’effige di S. Eufemia. Entrambe le navi furono al centro di gravi scontri e particolarmente sulla S. Eufemia, che conquistò 11 bandiere dalle galee nemiche, subendo notevoli perdite e dove ai violenti combattimenti corpo a corpo presero parte anche i rematori. L’azione del Fisogni sarà segnalata dall’ammiraglio Sebastiano Venier (futuro Doge) al Senato, il quale si congratulerà con la città di Brescia per l’eroismo dei nostri.
Non è tutto! La guerra si svolse anche per terra, nei balcani. Già l’anno prima Brescia aveva mandato un reggimento di mille uomini di cui lo storico Carlo Pasero ha recuperato i nomi e le descrizioni fisiche di fanti e capitani. Tra questi mille c’è un Thomaso Marisi de Rovado figlio di Iacomo, “poro” di corporatura e mancino, che si trova nella compagnia del capitano Camillo Brunelli che comandava 200 uomini col parente Francesco Brunelli suo luogotenente. Cittadino di Brescia, nei documenti ritrovati da Pasero si ricorda che la famiglia di Camillo era oriunda di Rovato e direttamente imparentata coi Brunelli che ancora oggi abitano il nostro borgo. Il comandante Brunelli aveva condotto i suoi soldati nella spedizione che Venezia aveva organizzato nel 1570 per soccorrere Cipro. Dopo alcune soste a Zara e Corfù, il reggimento bresciano fu impiegato nella presa della fortezza di Margariti in Epiro. Non venendo impiegato al soccorso di Cipro, caduta l’1 agosto 1571, Camillo Brunelli è comunque menzionato tra gli uomini d’arme che si imbarcarono e presero parte alla battaglia di Lepanto l’anno seguente.
Quando la notizia della vittoria giunse a Brescia, in città fu celebrata con processioni, festeggiamenti, spettacoli e falò. C’è motivo di ritenere che a Rovato si fosse gioito con lo stesso entusiasmo. Il Papa istituì per il 7 ottobre la Madonna della Vittoria, poi trasformata nella Madonna del Rosario e stabilì, per ricordo dell’aiuto prestato dalla Vergine, che una campana a lei dedicata echeggiasse vivaci rintocchi ogni mezzogiorno, da ogni campanile della cristianità, fino alla fine dei tempi. La prossima volta che sentirete quel suono all’ora di pranzo, pensate a quei rovatesi, semplici contadini e bottegai, che su piccoli e fragili legni hanno visto affondare il più grande impero del loro tempo nelle gelide acque del golfo di Corinto.
Alberto Fossadri