A2A e Ascopiave (Treviso) hanno annunciato un progetto di vendita e acquisizione delle reti del gas di A2A in Lombardia. Le Città e le provincie interessate sono Bergamo, Brescia, Pavia, Cremona e Lodi. A livello nazionale, Filctem Cgil, Femca-Flaei Cisl e Uiltec Uil hanno chiesto un incontro urgente esprimendo la propria contrarietà e preoccupazione.

Le segreterie nazionali dichiarano: “A2A pur essendo un’azienda quotata in borsa ha come soci di maggioranza soggetti pubblici e riveste un ruolo prioritario nella gestione e nella fornitura di alcuni servizi essenziali a favore della cittadinanza, tra cui la distribuzione del gas. Questo avviene da oltre 40 anni, e riteniamo debba proseguire anche per il futuro, nell’interesse di cittadini e lavoratori”.

Secondo Furio Trezzi, Filctem Lombardia: “Questa ipotesi di vendita mette a rischio almeno 250 lavoratrici e lavoratori e potrebbe non garantire il livello di efficienza nel servizio con conseguenti danni alla cittadinanza. La Filctem Cgil è profondamente contraria a questa operazione, che non ha nessun valore industriale e che mira solo a fare cassa”.

Il 12 novembre, durante la presentazione dell’Aggiornamento del Piano Strategico 2024-2035 di A2A agli East End Studios milanesi, un nutrito gruppo di lavoratori ha manifestato la propria contrarietà al progetto. Un documento diffuso illustrava puntualmente la situazione: “Siamo qui a dimostrare la nostra opposizione alla scelta sbagliata di A2A di cedere le reti del Gas di Brescia, Bergamo, Pavia, Cremona e Lodi ad Ascopiave. Sono coinvolti ben 250 lavoratori. Le motivazioni adottate legate al percorso di decarbonizzazione entro il 2050 (fra 25 anni!), qualora venisse rispettato, non giustificherebbe una decisione così anticipata e tempestiva (di vendita delle reti gas n.d.r.). Decisione ancor più grave laddove gli obiettivi di transizione energetica, a dichiarazione dell’A.D., sarebbero stati raggiunti mantenendo il servizio di gas senza particolari sconvolgimenti o investimenti…Vogliamo evidenziare come ad oggi l’attività di distribuzione gas risulti essere più redditizia di quella elettrica; pertanto tale operazione risulta essere motivata e sostenuta soprattutto da valutazioni di natura economica e finanziaria che determinano preoccupanti conseguenze nella qualità del servizio offerto, la quantità degli investimenti e, soprattutto, le consistenze dei lavoratori i loro trattamenti economici….Crediamo che vadano evidenziate due questioni: politica, che guarda al possibile rischio di impatto e impoverimento dei territori interessati e sociale, per le ripercussioni negative sulle persone che quotidianamente, con forte senso di appartenenza vi operano”.  

Alla stampa (si veda Corriere della Sera – Brescia) – l’AD di A2A Mazzoncini – ha dichiarato laconico: “la tutela del lavoro è garantita per legge e i lavoratori hanno stabilità di impiego e anche di residenza: chi lavora a Brescia continuerà a farlo anche in futuro”.

Una cosa però è certa; oggi si stanno realizzando i timori di coloro che contestarono sin dall’inizio l’operazione di fusione per incorporazione di LGH in A2A senza bando di gara. Molti dei lavoratori che si trovano – loro malgrado – ad essere ceduti un tempo erano dipendenti di Cogeme (per quanto riguarda il territorio franciacortino), AEM Cremona, ASTEM Lodi, ASM Pavia e SCS Crema (utility che unite avevano dato vita appunto a LGH).  All’epoca ci si domandava quali ricadute avesse sulla qualità della vita dei dipendenti delle ex municipalizzate l’operazione di incorporazione, con il tempo sembra essere arrivata una risposta.  Mauro Ferrari