Già in età longobarda, stando alle ricerche storiche più recenti, si rintraccia l’esistenza di un mercato rovatese del bestiame. L’ubicazione di questo luogo di scambio sembra essere identificabile con la piazza antistante alla chiesa di S. Michele, che si trova ancora oggi a ridosso del Montorfano. Questo luogo era di vitale importanza, in quanto punto nevralgico dei commerci per tutti i pastori, nomadi ed allevatori della Valtellina e della Valle Camonica.
Sarà nel 1480, quindi circa dopo alcuni secoli dalla sua fondazione, che si assiste ad un sostanziale momento di crescita della città, a seguito di due gravissimi eventi: una devastante invasione di cavallette e una breve ma intensa parentesi di peste. Superate queste prime difficoltà la città rifiorisce e così anche le sue attività economiche, tra cui, ovviamente, anche il commercio del bestiame. Crescendo sempre più, Rovato ed il suo mercato acquisiscono sempre maggiore importanza. Sarà infatti nel 1517 che un editto del Doge della Serenissima Repubblica di Venezia rinnoverà la possibilità per la città di ospitare ogni settimana il mercato del bestiame, importante segno che questa attività, in quei secoli, costituisse elemento nevralgico del sistema commerciale e produttivo di tutta l’Italia nord – orientale. Almeno fino all’inizio dell’800 il mercato continua a prosperare, fino all’arrivo dell’Armata Francese guidata da Napoleone Bonaparte. A causa della grave incertezza ed instabilità portata dall’invasione napoleonica in Italia le cose iniziarono a volgere in peggio, almeno fino all’intervento dello stesso imperatore francese, il quale riconfermò il diritto rovatese ad ospitare il mercato, dapprima negato dalla fallimentare esperienza della Repubblica Cisalpina.
Con l’Unità d’Italia il mercato vive una nuova età dell’oro. La prima edizione della “Fiera del bestiame, foraggio e merci di qualsiasi altro genere”, come riportato da alcuni documenti degli archivi comunali, si dipana dal 6 al 9 luglio del 1868. Dal 1903, grazie alla grande versatilità e mobilità della Fiera, le rassegne diventano due: una a marzo ed una a settembre. Per tutto il Novecento, andando a rileggere le delibere delle varie giunte susseguitesi alla guida del paese e i documenti redatti da storici locali, la fiera assume sempre più un valore simbolico ed economico imprescindibile per la città, che ormai da più di un millennio la ospita.
Ad oggi Lombardia Carne è una delle più importanti manifestazioni nell’ambito zootecnico ed agricolo dell’Italia settentrionale, raggiungendo cifre da capogiro, sia per quanto riguarda volume d’affari che per visitatori giornalieri.