Questa è la storia di una giovane donna che, di fronte a un bivio esistenziale, scelse la via più impervia ma più autentica.
A Rovato tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800 si fece strada una famiglia tramite la mercatura. Un ramo di questi entrò addirittura nell’attività bancaria. Stiamo parlando dei Cocchetti che, come tutti i proto-capitalisti di quell’epoca, vedevano nelle leggi e nelle strutture dei governi di antico regime, un rigido sistema basato su antiche consuetudini e poco dinamismo. Per questo motivo i Cocchetti sono stati in prima linea nell’accogliere le idee giacobine portate dai francesi di Napoleone e ne approfittarono, arricchendosi ulteriormente con le soppressioni napoleoniche degli enti ecclesiastici.
Tra questi Cocchetti c’era il medico Carlo (da non confondere con l’omonimo storico), che diresse l’ospedale S. Ambrogio di Milano e fu medico-capo dell’Armata d’Italia. Sotto il viceré Eugenio, figliastro di Napoleone, nel 1799 fu Ministro a Milano, ma per pochi giorni dato il sopraggiungere degli austro-russi. Carlo riuscì a fuggire, ma non il fratello Marcantonio, ufficiale dell’esercito napoleonico che stava anche lui nel capoluogo lombardo. Così finì prigioniero al Cattaro.
Proprio da Marcantonio l’anno successivo sarebbe nata Annunciata Asteria Cocchetti, che rimasta presto orfana della madre fu cresciuta dalla nonna. Lo zio Carlo fu nominato tutore legale dei nipoti orfani, ma era impegnato nella sua vita politica a Milano, quindi si occupò di lei da lontano, mentre la giovane cresceva a Rovato sotto l’educazione delle dimesse Orsoline e della nonna.
Compiuti i 17 anni, la nonna le permise di aprire la sua casa per insegnare alle ragazze povere e si fece aiutare anche da don Luca Passi in questa sua missione che, piano piano, stimolò in lei una ricerca verso una vita pienamente cristiana.
Ma a 22 anni, la riforma scolastica dell’Impero austriaco la costrinse a chiudere la scuola domestica. Conseguì l’abilitazione e fu assunta come prima maestra della scuola femminile comunale. Incontrò S. Maddalena di Canossa, che vide in lei una forte chiamata, intuendo però che non era fatta per la sua congregazione.
Nel 1823 morì la nonna e lo zio Carlo volle Annunciata a Milano. Ormai era donna e Milano era un fermento culturale ed economico. La ragazza andava inserita negli ambienti giusti e sistemata con un buon matrimonio. Perciò da buon giacobino qual era stato, cercava di distoglierla dalle sue inclinazioni religiose. Tuttavia, la vocazione della nipote si faceva chiara.
In seguito ad alcuni scambi con don Luca Passi, Annunciata seppe di una piccola scuola per le ragazze aperta in Valcamonica. Era il momento di decidere.
Una sera del 1831, lo zio voleva che Annunciata lo seguisse per una serata di gala al Teatro della Scala. Con una scusa fece in modo che Carlo partisse senza di lei, ma la nipote non lo raggiunse mai a teatro. Tornato a casa, Carlo trovò sulla propria scrivania una lettera in cui la giovane gli annunciava d’essere partita per la sua vocazione.
Annunciata Cocchetti raggiunse Erminia Panzerini a Cemmo, dove insieme gestirono una scuola per bambine e ragazze povere. Rispondendo a quella chiamata, Annunciata divenne maestra e madre per tutte le ragazze della valle, desiderose di istruzione e di educazione. Con lei nacquero le suore Dorotee e nel 1991 papa Giovanni Paolo II approvò la sua beatificazione.
Alberto Fossadri