Sono terminati i lavori di restauro della facciata del Palazzo Comunale di via Lamarmora, voluti dall’Ammini-strazione Comunale nella ottica del recupero del patrimonio storico-artistico della città di Rovato.
L’edificio, originario della seconda metà del ‘500, è stato così riportato all’antico splendore nel rispetto dei canoni e requisiti stabiliti dalle Belle Arti.
Nel frattempo, è stato ufficialmente aperto anche il cantiere per il ponte pedonale che collegherà gli spalti Don Minzoni (e il parchetto sottostante dell’area mercatale) con il centro storico, scavalcando il fossato del castello di epoca romana e conducendo i pedoni all’interno delle mura venete come faceva l’originario ponte levatoio.
La struttura sarà realizzata in acciaio e rifinita in “corten” con colore ramato, con coperture in cristallo e illuminazione a led per quando fa buio. Un’opera che costa oltre 460mila euro, i cui fondi sono stati parzialmente recuperati con gli introiti della nuova farmacia.
L’appalto dell’opera risale al 2019 ed è stato affidato a un’azienda di Rovigo.
Il ponte, secondo le previsioni, dovrebbe essere operativo per il mese di novembre.
Il palazzo comunale di Rovato, sito in via Lamarmora, è ubicato nel centro storico del paese.
Ha origini remote che sembrano precedere quelle del Castello tardo quattrocentesco.
Quest’ultimo, infatti, venne costruito durante il dominio veneto in modo da inglobare nelle sue mura una porzione urbana, tipologicamente riconducibile al risultato della lottizzazione gotica, sulla base del castrum romano.
Attualmente il Palazzo Comunale ha sede in un complesso architettonico articolato in tre blocchi principali, aventi differenti caratteristiche e datazioni: un blocco sito in via Lamarmora presumibilmente tardo-quattrocentesco, un altro sempre in via Lamarmora che risale al quattrocento e l’ultima porzione posta tra vicolo delle Rose e vicolo delle Cantine, costruito tra il duecento e il trecento.
La tradizione vuole che in una porzione del Palazzo Comunale, si trovasse anche l’abitazione del celebre artista Alessandro Bonvicino detto il Moretto.
Da segnalare l’abbondante utilizzo della pietra di Sarnico, il caratteristico porticato di tre fornici e la luminosa loggia di tre luci architravate, oggi chiuse da vetrate formate da colonne ioniche accoppiate. Le decorazioni dei soffitti lignei appaiono per lo più realizzate a secco con colori a tempera.
Mauro Ferrari
Ne parliamo anche a pagina 8