Quando si nomina la Franciacorta tutti pensiamo subito al territorio della nostra Provincia che si trova a nord della S.S. 11, che collega Rovato (definita la sua capitale) a Brescia, per arrivare fino al lago d’Iseo; caratterizzato da dolci colline, dai vigneti, da castelli e ville storiche. Una terra oggi diventata ricca per la presenza di aziende agricole, zone artigianali, cantine vitivinicole e agriturismi, dove è possibile trascorrere piacevoli vacanze in un territorio davvero particolare, che attrae turisti da tutto il mondo in quanto bello, ricco di cultura, tradizioni, architettura, prodotti tipici e quant’altro.
Da circa un anno molti avranno sentito parlare di un acceso contenzioso tra il Consorzio di tutela del Franciacorta e il Comune di Rovato, proprio in relazione all’utilizzo del nome e del marchio Franciacorta da parte di quest’ultimo. La vicenda è lunga e articolata con vari colpi di scena, tra i quali una diffida al comune Rovatese da parte del Consorzio.
Abbiamo sentito in merito il sindaco di Rovato Tiziano Belotti che, con una dichiarazione ben riassume, i termini della questione e le motivazioni della scelta fatta dall’Amministrazione comunale:
«Vale la pena ricordare che tutti i Comuni franciacortini si riconoscono e sono associati in “Terra di Franciacorta”, organismo attraverso il quale si propongono di valorizzare e promuovere il proprio territorio con numerose iniziative di carattere squisitamente culturale e di tipo socio-economico con manifestazioni e fiere. L’associazione dei Comuni sta infatti lavorando da diversi anni per la promozione del territorio in tutte le sue sfaccettature, rimarcando ed evidenziando l’enorme patrimonio storico, culturale, sociale, urbanistico, architettonico e paesaggistico che si è stratificato e cristallizzato nei 22 comuni e nei mille anni di storia della Franciacorta. Il “Consorzio dei vini” con la sua “Strada del vino” tende invece a concentrare l’attenzione sul prodotto vino. Atteggiamento del tutto lecito, sia chiaro, e che rientra infatti nella funzione di chi rappresenta proprio quella attività commerciale. Gli Enti pubblici invece non possono limitare l’attenzione ad un unico prodotto del territorio, sebbene di assoluta eccellenza, ma sono tenuti, per definizione e per normativa, a rappresentare e promuovere l’intera comunità locale e tutto il proprio patrimonio artistico e paesaggistico, materiale e immateriale, presente sul proprio territorio, in una visione il più ampia possibile e che deve andare certamente oltre al singolo prodotto, soprattutto se il prodotto sottende interessi economici di carattere privato. Il “Consorzio dei vini” con la sua “Strada del vino” riconosce peraltro come interlocutori solo i 18 Comuni del disciplinare della DOCG, escludendone arbitrariamente 4 e rimarcando così, ancora una volta, la ragione della propria esistenza legata in forma praticamente esclusiva al prodotto vino. Ripeto, atteggiamento del tutto lecito e per certi versi pure comprensibile, ma che non può essere sicuramente condiviso ed accettato dagli Enti pubblici che devono, per loro stessa natura rappresentare l’intero territorio, tutti i suoi prodotti, tutte le sue ricchezze e tutte le sue bellissime tipicità. Mancando la volontà di ragionare con tutti i 22 Comuni della Franciacorta e ritenendo inaccettabili certe condizioni grandemente limitative, Rovato ha ritenuto di interrompere ogni interlocuzione con “Strada del vino”, uscendo dall’Associazione insieme a tutti gli altri Comuni della Franciacorta».
Per le motivazioni sopra esposte, la Giunta comunale con delibera N. 1 del 13 gennaio scorso ha confermato di voler recedere dall’associazione “Strada del Vino Franciacorta” in quanto “l’Associazione non è più rispondente agli obiettivi istituzionali propri di questo Comune”.
È evidente a questo punto che tra i contendenti vi sono interessi diversi da perseguire: da un lato l’esigenza di promuovere il vino (conosciuto in tutto il mondo) a fini commerciali ed economici e dall’altra, da parte delle istituzioni comunali, quella di far conoscere il territorio franciacortino a 360°, non solo per il prodotto vino, ma anche per il patrimonio storico, architettonico, culturale e gastronomico, nel pubblico interesse di tutta la collettività che vi risiede e vi lavora.
Concludiamo, come già fatto notare dal Sindaco Belotti in tante occasioni, con una domanda semplice: può un toponimo di antichissima origine storica, che identifica un territorio fisico ben preciso, con caratteristiche peculiari, essere di uso esclusivo di qualcuno?
Emanuele Lopez