Il Caffè Lallio, affacciato sul corso Silvio Bonomelli, fu fatto costruire ai primi dell’ottocento da Lallio, un intraprendente ufficiale napoleonico di origine comasche che qui mise le radici. Costruito secondo criteri architettonici moderni, con uno splendido banco in legno nero che dominava la sala d’ingresso e vetrine sul corso e su via Ricchino.
Alle pareti lucidi specchi e ottoni.
La sala biliardo dal soffitto in vetro policromo e comode poltrone in vimini dove noi ragazzini vedevamo una televisione, un pò nebbiosa, alla domenica pomeriggio, mangiando un ghiacciolo.
Affacciato con i suoi tavolini eleganti sulla principale strada che portava, attraversando le colline della Franciacorta e poi il lago d’Iseo, al-la Valle Camonica, diventò un importante riferimento per Rovato e non solo.
Qui si incontravano commercianti, mediatori, industriali insieme a un pubblico medio/alto borghese.
Fu anche una specie di Borsa degli affari per la Rovato capitale della zona; le cronache dicono che molti episodi della vita economica e politica locale presero vita al caffè Lallio.
Qui stazionavano i mezzi pubblici che portavano a sud del paese, verso Brescia, e a nord verso la Valle Camonica. Ed è di questo che voglio parlare.
Ora che il Caffè Lallio è stato restaurato (solo Rovato poteva dimenticare e lasciare degradare questo monumento per decenni – era ora!) vorrei ricordare un episodio spassosissimo che mi son trovato a rivangare al bar, insieme ad altri episodi del tempo andato, con Sara, Fulvia e Sandra, nell’ora del caffè e del giornale.
Eccolo.
Credo fosse il 1967 o il 68 quando le autorità comunali decisero di adottare anche per la nostra cittadina nuove segnaletiche per meglio ordinare il traffico e la viabilità. E anche nuove indicazioni da segnare sull’asfalto: nuovi segnali di divieto o di sosta, che già si vedevano ovunque nelle città.
Tra queste forse era parso urgente al comandante della polizia municipale porre, davanti al caffè Lallio, la scritta BUS, bella grande… perché li si fermava il pulman che faceva sicuramente il maggior numero di corse; dal centro alla stazione e dal centro ad altre destinazioni.
Se ricordo bene il decano degli autisti di pulman si chiamava Carletto ed era conosciuto da tutta la comunità per il suo ruolo e per il servizio giornaliero.
Fatto sta che una mattina alcuni cittadini, tra i più mattinieri, videro scritto, dopo le 3 lettere BUS… del (DEL proposizione articolata maschile singolare de+il) e poi la parola C. (abbrevviato di sostantivo maschile singolare).
Potrei scriverla per intero, infondo sono 3 lettere, e il Devoto Olli che ho sempre a portata di mano mi assicura essere italiano puro; ma sono io, che purtroppo ho ancora residui di regressione alla fase anale, a rifiutarne l’uso e a lasciare ai lettori il compito di comporre il tutto.
Quindi BUS DEL C.
In realtà a vedere la scritta furono in pochi perché subito intervenne il comune e il comandante dei vigili e la parola (uno dei primi anglismi che, a quei tempi non sapevano ancora i burloni si sarebbe dovuta pronunciare BAS, pena però invalidare tutto lo scherzo…) insomma la scritta fu ripulita dalle parti aggiunte…
I burloni che avevano pensato lo scherzo e ‘pitturato’ il sostantivo giudicato osceno (ma perché?), non furono identificati.
Io e qualcun altro, però, sappiamo chi furono e credo alcuni si aggirino ancora nel centro di Rovato a distanza di quasi 60anni dal misfatto in bianco…