Amabel, dodici anni, e suo fratello Joseph partono dal Trentino, dalla regione della Svevia per affrontare un periglioso viaggio tra valichi alpini e territori impervi, tra lupi e difficoltà per giungere in Germania, a Ravensburg, come lavoratori stagionali. Conosceranno altri ragazzi che, come loro, sono stati costretti a mettersi in viaggio verso una terra straniera, verso famiglie spesso violente che li sfruttano e maltrattano. Siamo nel 1938 e la situazione economica è precaria, la vita dura, l’economia fortemente segnata dalla grande guerra.
E’ sostanzialmente la trama del nuovo volume della rovatese Nadia Pedrini dedicato ai “bambini delle rondini”, i piccoli altoatesini che per ben tre secoli (dal Seicento fino agli anni Settanta del Novecento), furono costretti a emigrare per otto mesi l’anno in Germania per lavorare, subendo troppo spesso maltrattamenti, abusi e sevizie. Un’altra vergogna poco conosciuta della storia europea e italiana che ebbe come protagonisti i bimbi di alcune famiglie dell’Alto Adige.
“Volevo portare l’attenzione sulla transumanza dei bambini, inviati in Germania come forza lavoro stagionale – ha spiegato Pedrini – Ho cercato di raccontare le difficoltà che spingevano le famiglie a questa scelta sofferta e la drammatica esperienza di violenze che spesso, soprattutto le ragazzine, dovevano affrontare”.
E’ un lavoro stagionale, al pari delle vacche che si spostano in alpeggio, i piccoli affrontano percorsi estenuanti e pericolosi, tra valichi alpini e sentieri impervi, senza un abbigliamento, delle calzature o un’attrezzatura adeguati. Partono in gruppo accompagnati dal prete del paese, che tornerà a riprenderli solo al termine della stagione lavorativa. Questi ragazzi vengono esentati dall’obbligo scolastico, aggiungendo alla miseria un basso tasso d’istruzione, compromettendo altresì un futuro migliore. Molto spesso la situazione presso le famiglie tedesche è drammatica: i ragazzi, a volte ancora bambini, vengono fatti lavorare duramente, malnutriti e sovente maltrattati e violati. Le ragazzine in particolare sono oggetto di attenzioni malate da parte di uomini senza dirittura morale. A volte tornano gravide, altre volte i ragazzi hanno incidenti inspiegabili in circostanze sinistre. Le famiglie di fronte a fame e miseria possono ben poco per evitare questo triste destino. Il passare del tempo, i bambini lo misurano dal colore delle gemme che diventano foglie e poi frutti, dalla rudezza del legno e dalle rughe della sua corteccia incisa da solchi che si fanno più profondi sotto il battere della pioggia.
Nadia Pedrini, sposata e madre di due figli, è autrice di alcuni racconti pubblicati con il concorso “Oceano di carta” (promosso da Sensoinverso Edizioni) e del romanzo d’esordio del 2017 “L’anima del Waratah” seguito, nel 2022, da un secondo libro “Boves Andata e Ritorno”, entrambi pubblicati per i tipi di Arduino Sacco Editore. Con la stessa casa editrice, ha dato alle stampe la sua nuova opera, frutto di approfondite ricerche su un fenomeno oggi dimenticato ma ai tempi radicato nella profonda povertà che caratterizzava l’Alto Adige (in particolare la Val Venosta), la Svizzera e la parte occidentale dell’Austria.
Mauro Ferrari