Sergio Piva e Riccardo Pezzoli, due artisti noti nel panorama artistico rovatese e bresciano, espongono le loro opere dal mese di giugno presso il locale “Il Viandante” situato nella piccola e graziosa stazione di Provaglio d’Iseo. Quale miglior occasione per prendere un caffè o fare uno spuntino e contemporaneamente godersi le loro opere.
Due stili, due tecniche diverse, due modi differenti di vedere la realtà, ma che hanno in comune l’espressione della libertà. L’arte, infatti, concede a chiunque la massima espressione: la tecnica, i colori, lo stile personale, la fantasia i temi scelti; combinando insieme questi elementi, l’autore ha la possibilità di spaziare nell’infinito rappresentando il tutto ed il niente.
Sergio Piva, rovatese ed ex docente di lettere in pensione, ha da sempre la passione per la pittura alla quale si dedica ormai a tempo pieno; utilizza colori con la tecnica materica, applicando strati su strati, che danno al quadro l’effetto rilievo. Le sue creazioni non vanno solo viste, ma toccate; solo così l’osservatore potrà percepirne e coglierne appieno il significato.
Nella sua esposizione “Forme dell’Informale” Sergio riassume così il significato delle sue opere: «L’irrimediabile conflitto tra la vita e la morte viene rappresentato nella metafora figurativa attraverso la primigenia antitesi tra la luce e l’ombra. Nell’elaborazione delle mie opere emergono sempre, tuttavia, altre polarità sostanziali: liquido e denso, frastagliato e rotondo, modulato e piatto, centripeto e centrifugo, lineare e prospettico, tutti complementi essenziali dell’immagine pittorica. Le mie tele rappresentano una forma di indagine su quello che definiamo come reale, che in realtà è una interpretazione dell’essere umano attraverso tecniche diverse, che possono apparire alternative, ed invece utilizzano la stessa materia. In tutte le opere ci sono tre elementi base: la materia, la forma e il segno, essenziali in ogni rappresentazione per la sua definizione. In tutte sono presenti forme della materia diverse».
L’arte di Sergio si esprime con una visione circolare perché l’autore pone un limite; può così conoscere quello che c’è all’interno della circolarità e ciò che è fuori. Fuori dal limite c’è l’indefinito e la possibilità di estendere. All’interno si ha la forma conoscibile definita grazie ad un segno, che vuole essere un suggerimento di interpretazione della realtà da parte dell’osservatore.
Riccardo Pezzoli, classe 1940, vive a Brescia dove ancor oggi conduce il suo studio. Nel 1962 si diploma al liceo artistico di Venezia e, nel 1968, completa gli studi presso l’accademia di Brera nella sezione di pittura. Insegna Discipline Artistiche presso scuole medie, istituto professionale e liceo artistico. Nel 1986 aderisce al gruppo artistico “Esprit de Finesse” sorto lo stesso anno a Brescia. La prima mostra personale è del 1968 presso la galleria “Il Poliedro” di Cremona. Sperimenta tecniche diverse: dalla litografia originale su pietra, all’acquerello, all’acrilico su carta martellata, al collage, al pastello su cartoncino, ecc. Nel corso della sua carriera artistica, per dirla con le parole di Elda Fezzi “la sua pittura si è lentamente disfatta di orditi topografici e di intrecci architettonici giungendo a ripulire la superficie ed il campo dalla visione del superfluo ottenendo così una limpidezza, una trasparenza insolita della figura pittorica”. Attualmente Riccardo sta sperimentando diversi tipi di collages piccoli e grandi con l’implicita intenzione di riprendere la pittura di “spazi attivi.”
Nella mostra presso “Il Viandante”, dal titolo “Gouache et Collage”, la tecnica pittorica utilizzata è quella della gouache, “guazzo” in italiano, unitamente al collage. Gouache è un tipo di colore a tempera reso più pesante e opaco con l’aggiunta di un pigmento bianco mescolato con la gomma arabica. Il risultato è appunto un colore più coprente e più opaco rispetto al normale colore a tempera (Wiky).
«Il paesaggio che raffiguro – spiega Pezzoli – è quello che vedo; da esso traggo delle strutture, linee architettoniche, con semplificazione delle forme ed anche alcuni aspetti metafisici, i colori sono quelli del post impressionismo».
Le opere esposte raffigurano dei paesaggi agresti ma non rappresentati come di consueto, come riproduzione della realtà, ma con una visione ed uno stile più architettonico. Riccardo parte dalla realtà senza copiarla, ma traendone linee e segni che diventano una razionalità compositiva in grado di far sentire il vigore di uno spazio ignoto e la tenerezza con cui l’autore lo sa raccontare. “Perché nell’arte, razionalità e irrazionalità coesisto e il paesaggio che ripercorre antichi sentieri trova un equilibrio con la sua rappresentazione che trasforma quei segni in rinnovati pensieri” (Cit. Corradini). Pezzoli ha saputo dialogare col paesaggio, con l’architettura e coi colori, dando ai suoi quadri una dimensione attuale, “espressione di una poesia modernissima che consente all’osservatore di ritrovare nei segni dell’oggi la nostra storia esprimendo quella malinconia che sta tra il sogno ed il sorriso senza lamenti e senza entusiasmi” (Cit. Corradini).
Emanuele Lopez