Il 1° settembre 1701 si consumò a Chiari una grande battaglia campale tra l’esercito imperiale austro-tedesco, guidato dall’italiano Eugenio di Savoia, contro l’armata delle Due Corone, formata da francesi, spagnoli, piemontesi ed irlandesi al comando del gen. Villeroy.
Sono orgoglioso di aver realizzato un documentario fruibile gratuitamente su Youtube: “Battaglia di Chiari e rovina di Castelcovati (1701)”, dove rivivo l’intera vicenda dall’ingresso in Italia delle due armate, fino al triste epilogo di quell’anno, quando il 13 novembre Castelcovati fu completamente saccheggiata dai tedeschi, causando la morte di oltre 400 persone.
Nel filmato mostro anche la documentazione inerente Rovato, in particolare attraverso le polizze di danno che mostrano le ruberie e le requisizioni che i nostri avi hanno patito per mano della soldataglia. In una di queste vengono anche dichiarati i giorni in cui l’armata “alemanna”, cioè tedesca, accampò in Rovato tra il 16 e il 19 agosto. L’accampamento imperiale si trovava nei pressi della Valenca, tra S. Giuseppe e i territori a confine di Castrezzato, Coccaglio e Chiari, probabilmente disteso lungo la via Fossato. In quei giorni il generale Eugenio di Savoia probabilmente fu alloggiato in una delle cascine signorili della zona e sappiamo che salì sul monte Orfano dove dal loggiato del convento dell’Annunciata ebbe modo di osservare tutto il teatro delle manovre.
In un altro documento mostro come esempio il metodo di contribuzione cui erano costretti i cittadini locali, per fornire fieno alle armate belligeranti. Un carteggio dove il generale Annibale Visconti rilasciò al comune di Rovato una quietanza (certificata anche dal commissario veneto Uggeri), per le forniture di foraggio che i rovatesi somministrarono in più occasioni all’armata austro-tedesca tra agosto e settembre. Una sorta di “pagherò”, un impegno che in futuro la Spagna e la Francia avrebbero dato un pagamento al comune di Rovato, e questo lo avrebbe poi distribuito ai soggetti costretti alla fornitura degli eserciti. Inutile dire che dopo più di trecento anni stiamo ancora aspettando il bonifico…
Con i franco-spagnoli ancora oltre l’Oglio, il comandante imperiale decise di muovere verso Chiari per meglio controllare i passaggi del fiume tra Palazzolo e Rudiano. Non fece nulla per impedire il passaggio dell’armata nemica a Rudiano il 26 agosto, anche perché l’obiettivo stesso dei tedeschi era passare l’Oglio, dirigersi verso l’Adda e invadere il ducato di Milano. Quindi tenere bloccata l’armata gallispana al di qua del fiume favoriva il loro gioco.
Viceversa i francesi, dall’alto della loro sicumera, erano convinti che i tedeschi li avessero lasciati passare perché già in ritirata da Chiari verso Brescia. Per questo il Villeroy pose il campo a Castrezzato, con l’ala destra accampata alla Bargnana, e poi lanciò il suo attacco su Rovato, sicuro di intercettare il ripiegamento dei nemici.
Ma Eugenio di Savoia era tutt’altro che in ritirata, trincerato a Chiari. Così, quando i francesi assaltarono quella cittadina convinti che vi rimanesse soltanto la retroguardia imperiale, furono decimate. In particolare, i francesi e gli irlandesi delle brigate che assaltarono l’area dove oggi si trova il pronto soccorso dell’ospedale, finirono massacrate. Una cronaca narra di come al termine della battaglia, i tedeschi gettarono molti corpi di quei disgraziati nella roggia Castrina, invece di seppellirli. Gli abitanti di S. Giuseppe, S. Anna e Duomo videro una lunga scia di cadaveri attraversare le nostre contrade.
Presumo derivi da questo episodio il racconto leggendario che viene tramandato dagli anziani, di una battaglia che tinse di rosso sangue le acque della Castrina. Spesso questa storia viene legata alla ben più nota battaglia di Maclodio, ma questa fece ben pochi morti e… costringerebbe la Castrina ad andare controcorrente. La trasposizione dei cadaveri galleggianti nell’immagine archetipica del sangue, penso dipenda dalla cultura epica occidentale. Sono molti i racconti simili sparsi per tutta Europa, probabilmente tutti influenzati dall’Iliade di Omero, nella quale si narra delle acque del fiume Scamandro che si tinsero di rosso a causa dei giovani uccisi da Achille. Un’immagine evocativa rispolverata anche per il Piave nella Grande Guerra.
Alberto Fossadri