Classe 1927, con il sangue “a bollecine” considerata la sua inconfondibile verve franciacortina, Lucia Anessi, pittrice e scrittrice, torna in una personale presso l’Hub Area21 del capoluogo bresciano. Bocconiana, innamorata della letteratura inglese e cultura statunitense, della quale si fa valida testimone nei suoi lunghi anni al di qua della cattedra del liceo scientifico Calini, l’artista, venuta a mancare nel 2010 ma sempre in vita nel ricordo affettuoso della figlia Fabiana e dei famigliari, dopo una pausa “imposta” dall’emergenza pandemica, torna, metaforicamente, a mettere nuovamente a nudo i prodotti del suo estro, da sempre nutrito e mai digiuno, specie dopo la pensione, che, in un qualche modo, continua a vivere grazie all’importante opera di conservazione del suo ricco patrimonio di immagini e pennellate. “Pittrice a tratti sorprendente, con un percorso espositivo oscillante tra il nascondimento, la passione privata e la realizzazione di un numero esiguo di mostre, spesso però di buona risonanza, non limitate all’ambito locale”, così la presentava il prof. Paolo Bolpagni, mentre, in una recensione, Giuseppe Selvaggi, giornalista e critico, sottolineava come “Lucia Anessi si trova in prima linea rispetto a quel neofigurativo che rappresenta la realtà contemporanea; la lezione, cioè, dell’astrazione è stata recepita ed assimilata dal figurativo ed io immagino l’autrice anche impegnata al limite del gelo mentale quasi metafisico”. Concetti, forse, un po’ “eterei”, me lo si conceda, ma che, nella splendida complicatezza del difficile, sanno condensare in poche parole il travaglio artistico di una pittrice che ha sempre avuto molto da raccontare: madre, docente, moglie e donna di mondo, entrata a contatto, lei nata in un paesello come Colombaro di Corte Franca, con l’immensa realtà d’oltremanica e d’oltreoceano. Se, però, in un primo momento della propria vita questa “esigenza” di esternare sé stessi si cela in un’intensa opera di traduttrice, che la vede coinvolta nella fatigue di rendere nell’idioma italico versi di Byron, Coleridge e Tennyson per importanti case editrici, poi subentrano pennello e colori, in un vortice mai esausto d’energia immaginifica. È un qualcosa di incidentale, che nasce durante e si sviluppa oltre, e che, fino alla morte, darà modo a Lucia di continuare ad esprimere sé stessa, perché, in fondo, proprio questo è il dramma di ogni artista: non bastarsi mai.Accogliamo dunque con grande gioia la notizia che ci giunge dalla famiglia: le opere dell’artista, quelle ancora non conservate in gallerie e collezioni, tornano a mostrarsi al grande pubblico bresciano, debitore nei suoi confronti per la sua instancabile opera di testimone della bellezza.
L’inaugurazione della mostra si terrà il prossimo 28 gennaio, dalle ore 18.30, presso lo spazio espositivo Hub Area21 di Brescia, in via Arturo Reggio, n.12.
L’ingresso alla mostra è libero e gratuito.
Leonardo Binda