Nelle loro tute di protezione dal contagio, dietro le loro maschere e gli occhiali ci sono forza, dedizione, paura, stanchezza, amore ed altruismo. C’è l’altro prima di tutto. E poi se stessi. E’ così ancora adesso, ma lo è stato ancora di più nei giorni più bui e drammatici dell’epidemia, quando a Orzinuovi l’ambulanza usciva mediamente 15 volte al giorno e la sirena ti suonava dentro oltre che nelle strade e scuoteva petto e animo di tutti, trascinandoti al punto più estremo della sofferenza.
La Croce verde di Orzinuovi, presieduta da Aldo Maffoni, in trincea ormai da più di un mese, raccoglie oggi più che mai la gratitudine delle persone. Un lavoro rischioso il loro e una fatica che richiede anche umanità, molta umanità. “Tutto è iniziato nell’ultima settimana di febbraio ed è durato fino alla terza settimana di marzo: in quel periodo gli interventi sul territorio sono aumentati a 15 o 16 al giorno, contro i 5 abituali – ci riferisce il presidente Maffoni. “Solo nel mese di marzo siamo usciti ben 230 volte, coadiuvati peraltro dalle ambulanze di altri paesi, perché da soli non riuscivamo a rispondere a tutte le richieste. L’80% delle nostre uscite di queste settimane è stato per pazienti che accusavano difficoltà respiratorie, tosse e avevano la febbre alta. Sono e sono state soprattutto persone over 70, ma abbiamo portato in ospedale anche gente di 40 o 50 anni. Sono molto orgoglioso di quanto stanno facendo i miei volontari e li ringrazio ad uno ad uno per come hanno lavorato, per quanto hanno resistito. E’ stato un periodo difficilissimo, ma non dobbiamo ancora abbassare la guardia, perché il nemico incombe dietro l’angolo. Ora siamo impegnati anche nelle dimissioni e nell’accompagnare i dimessi a fare il tampone dopo la quarantena, per verificarne l’effettiva guarigione. A tal proposito ringraziamo gli “Amici in linea” che ci hanno gentilmente prestato il loro furgone, molto utile per svolgere questo tipo di servizio”. Ma la fatica di cui ci parla Maffoni non è solo fisica: “Questa esperienza ci ha portato oltre la malattia – ci ha detto – ci ha costretto a resistere anche quando il fisico, ma la mente soprattutto, non ce la facevano più. Abbiamo dovuto farci forza, ci sono stati momenti molto difficili e io li ho incoraggiati sempre i miei volontari a stringere i pugni, a soffocare la paurae a trasmettere coraggio. Perché i malati ci guardano fisso negli occhi quando li andiamo a prendere, come per scrutare in noi una risposta ai loro sintomi, un conforto rispetto ai loro sospetti. E non è facile”.
Grande la gratitudine del sindaco e dell’amministrazione comunale e di tutta la popolazione nei loro confronti e verso i medici di base del paese: “Ringrazio di cuore gli operatori della Croce verde, il personale della Casa di riposo e i medici di famiglia per il loro spirito di abnegazione. Immagino purtroppo in quali condizioni stiano svolgendo il loro servizio, afflitti da ansia, stanchezza e paura – ha detto il sindaco Gianpietro Maffoni . Anche i medici di famiglia sono provati. Tre sono fuori servizio perchè malati o addirittura ricoverati in ospedale per la malattia. Poi ce n’è uno su tutti che percorre sotto la sua tuta da palombaro il paese in lungo e in largo pedalando sulla sua bicicletta per visitare i malati a domicilio. E’ il dottor Piersevero Micheli. Lui è un altro degli eroi di questa piccola grande storia orceana. Silvia Pasolini