Una tra le diverse zone umide create dalle naturali esondazioni del fiume Oglio, si trova a cavallo fra le province di Cremona e Brescia, interessa i territori comunali di Azzanello (CR), Castelvisconti (CR) e Borgo San Giacomo (BS). Si tratta delle “Lanche di Azzanello”, aree di elevato valore ecologico che risultano particolarmente interessanti perché rappresentano il naturale rifugio di animali selvatici.
Questa area comprende quasi tre chilometri di asta fluviale dell’0glio, concentrandosi attorno a due rami fluviali abbandonati di notevole estensione. Le due lanche testimoniano la presenza di un antico alveo attivo del fiume, che ora scorre più a nord, costretto da una lunga massicciata d’argine. Il sito comprende una delle ultime zone umide legate alla divagazione naturale del fiume Oglio e di tratti di formazioni boschive igrofile ad esse connesse.
Le Lanche di Azzanello sono individuate come Zona Speciale di Conservazione inserita nella Rete Natura 2000, che rappresenta il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione, istituita ai sensi di per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario.
“Il Progetto miglioramenti forestali e di potenziamento del corridoio fluviale” dichiara il Presidente Luigi Ferrari “è stato presentato ad un bando regionale, e grazie al finanziamento concesso, è stato possibile realizzarlo, riuscendo così a riqualificare il bosco rendendo più resistente a fenomeni sempre più frequenti come tempeste, trombe d’aria o alluvioni, ma anche ai migliorare l’Habitat per la fauna selvatica”.
“Il problema dei nostri boschi” dichiara il Direttore Claudia Ploia “è che assistiamo ad un impoverimento degli habitat, a causa del-l’avanzare della vegetazione infestante e del naturale invecchiamento degli alberi”. Gli alberi danneggiati, morti, deformati e morenti sono fattori importanti della biodiversità e del patrimonio biologico.
Quando però alcune varietà non locali prendono il sopravvento, esiste il pericolo ce sia messa a rischio tutta la biodiversità legata al territorio. In concreto, sono ultimati i lavori di diradamento di robinie e di altre piante infestanti, al quale è seguito la messa a dimora nuove alberi, tra cui querce, carpini, aceri, olmi, pioppi. Il risultato finale sarà il ripristino di ramaglie, tronchi di grandi dimensioni e grandi alberi decadenti che forniscono cibo e riparo per moltissime specie di fauna selvatica, tra cui quaglie, conigli selvatici, ricci, starne per ripararsi dai predatori e agli uccelli.