Il ciclo di incontri previsti dal Progetto «Crescere buoni cittadini. Nessuno si educa da solo» voluti dall’Amministrazione comunale di Orzinuovi in collaborazione con le scuole del territorio si è concluso venerdì 22 marzo, presso la nostra scuola, con la riflessione del prof. Mauro Di Lorenzo. Possiamo dire che il relatore della serata, anche lui psicologo e psicoterapeuta della Fondazione Minotauro oltre che docente universitario, ha davvero permesso di chiudere in bellezza facendo emergere alcune chiare indicazioni sul ruolo di noi adulti. Sfatando il pregiudizio secondo cui gli adulti risultano essere impotenti di fronte ai comportamenti disfunzionali degli adolescenti, è proprio agli adulti competenti presenti (genitori ed operatori scolastici e sociali) che il professore si è rivolto individuando gli atteggiamenti da assumere per aiutare gli adolescenti in crisi di crescita. Va detto che oggi l’allarme sociale per le situazioni in cui gli adolescenti sono protagonisti di comportamenti aggressivi e trasgressivi è sempre più elevato; essi mettono in crisi genitori e insegnanti, spesso anche loro arrabbiati, spesso disperati, sicuramente con la percezione di impotenza e di grande difficoltà nel rapporto con i figli/ studenti. Sono degli adolescenti Narciso arrabbiati per non essere loro al centro del mondo o sono adolescenti arrabbiati perché, nel nostro mondo, non intravedono un futuro accettabile? Quali sono le ragioni evolutive e sociali di questi comportamenti? L’attuale indebolimento del ruolo genitoriale, sottolineato da quasi tutti i relatori intervenuti al progetto, fa parte di una trasformazione culturale ampia difficile da recuperare. Così oggi, per regolare i comportamenti trasgressivi e aggressivi dei ragazzi, non servono più né i rimproveri né le giuste punizioni che funzionavano una volta ma che oggi rischiano di peggiorare la situazione. Ci spiega il prof Di Lorenzo che spesso si tratta di adolescenti diventati fisicamente grandi ma ancora del tutto impreparati ad esercitare le loro scelte di libertà. Cresciuti in un contesto edonistico, evitando loro di misurarsi con la gestione delle emozioni negative, hanno acquisito una libertà che però non sanno utilizzare, il loro stesso cervello non è ancora sufficientemente attrezzato per esercitare a lungo termine il controllo degli impulsi e la responsabilità di una acquisita autonomia. E allora che cosa possono fare gli adulti competenti che intendono sostenere il loro ruolo educativo? Come suggerisce sempre l’esperto, per capire gli adolescenti non bastano i nostri abituali livelli di pensiero; risulta invece più produttivo provare a fare pensieri nuovi che vanno nella direzione del riconoscere l’adolescente, di vederlo così com’è, di cercare di osservarlo (con gli occhi dell’anima naturalmente) anche se appositamente ci provoca per testare la nostra reazione. Nel recupero di una relazione produttiva funziona molto di più un adulto che si sforza di star vicino al proprio figlio/studente cercando di affrontare con lui o con lei il problema che lo angoscia anche se non si arriva ad alcuna soluzione. Infatti ciò che conta non è tanto il risultato ma il fatto che i ragazzi e le ragazze percepiscano la nostra vicinanza al loro disorientamento, la nostra curiosità per quello che stanno cercando, capiscano che noi siamo lì interessati alla loro vita e che, per aiutarli, siamo disposti a metterci in gioco, a “fare fatica” per loro e insieme a loro che stanno cercando, spesso disperatamente, di esplorare la propria identità. Il Prof Pietropolli Charmet, in un suo libro ormai famoso, definisce i giovani di oggi come “spavaldi” ma “fragili”. E chi se non gli adulti competenti li possono aiutare a diventare grandi e responsabili?
Prof.ssa Luciana Ferraboschi