“La vita è un rischio. Solo la morte è sicura, la vita non è mai sicura. Se vuoi essere vivo devi rischiare e più rischi prendi, più sarai vivo”.
Queste sono le parole di un maestro spirituale indiano che potrebbero suonare strane per coloro che preferiscono stare ormeggiati nelle acque sicure ma stagnanti del porto piuttosto che prendere il largo. Così come suonerebbero strane a chi ha deciso di non sbagliare perché, si sa, prendere rischi nella vita vuol dire decidere e nella decisione c’è la possibilità che qualcosa vada storto. Quando parlo di rischi non intendo quei comportamenti o agiti inconsulti, scellerati e pericolosi, ma gesti o atti che sono sotto la tutela della nostra consapevolezza. Rischi ben precisi che mettono in questione i nostri condizionamenti. E di questi condizionamenti la vita è piena, purtroppo; basti pensare alle volte che vorremmo fare qualcosa di utile per noi o seguire ciò che il cuore amerebbe, ma non lo facciamo perché impediti da un pensiero limitante e condizionante che ci dice che è sbagliato, troppo pericoloso e via di seguito. Oppure quando crediamo a quanto ci è stato detto sul nostro conto e cioè che non siamo capaci di fare qualcosa, che non la facciamo bene.
La liberazione dai condizionamenti passa attraverso la via del rischio; il rischio di esporci alle situazioni temute e che la maggior parte delle persone non teme, senza bisogno di proteggerci e difenderci. Il rischio di “lasciare andare” cioè di lasciare accadere le cose così come sono senza pretendere che siano come vorremmo o che dovrebbero essere. Il rischio di rallentare e permettersi di non rincorrere il tempo per occuparlo a tutti i costi ma di viverlo saggiamente e consapevolmente momento per momento.
Il rischio di sentirci insicuri, spaventati, intimoriti di fronte a certe situazioni e di accettare gentilmente queste sensazioni senza giudizio. Il rischio di sentire ed esprimere le emozioni, la sessualità e l’energia anziché reprimerle. Il rischio di esporsi, di aprirsi agli altri con la curiosità di conoscere, di esplorare, di osservare ciò che accade senza il timore del giudizio altrui. Il rischio di poter esprimere la propria creatività attraverso i diversi modi con cui la si può esprimere (arte, scrittura, pittura…). Il rischio di sognare ad occhi aperti e accarezzare giorno dopo giorno un sogno, un progetto, un’idea. Il rischio di assumerci la responsabilità di quello che facciamo o decidiamo di non fare. Il rischio di compiere dei gesti di gentilezza verso noi stessi e verso gli altri anziché coltivare e nutrire rancore, odio. Il rischio di seguire la propria indole, la propria individualità, il proprio modo di essere anziché uniformarsi e omologarsi alla massa o ripetere un copione famigliare.
Il rischio di dire di “no”, di dire che non vogliamo, che non ci piace, che non ci interessa, perché sentiamo altri bisogni, abbiamo altre esigenze, interessi. Il rischio di ascoltare il proprio corpo e di sentire il bisogno di oziare, di non fare nulla ma imparare a stare semplicemente con se stessi. Il rischio di aprirsi agli altri, ad altre conoscenze, altre amicizie. Il rischio di crescere, evolvere continuamente anziché pensare di essere arrivati da qualche parte e non avere più nulla da scoprire.
Questi rischi ed altri portano un forte senso di “potere”, di padronanza e di fiducia in se stessi perché liberano energia che altrimenti resterebbe prigioniera nel corpo, sacrificando anche parte della nostra personalità. Prendiamoci quindi dei piccoli rischi consapevoli nella vita; in questo modo potremmo scoprirci diversi da quello che riteniamo di essere: persone cioè più capaci, più fiduciose di muoversi nella realtà, più sicure e orgogliose di se stesse.
Dott. Ettore Botti
Specialista equipe psicopedagogica del Centro per la Famiglia.