Sono senza dubbio i ‘Ronchi di Brescia’ i luoghi più rinomati e conosciuti con questo nome, sebbene i toponimi scaturiti dalla base latino medievale ‘runcus’ siano molti altri, mentre numerosissimi risultano gli appezzamenti agricoli ugualmente denominati e rintracciabili in tutto il territorio provinciale bresciano.
Tra le maggiori località così chiamate si possono ricordare le molte a nome Ronco, Ronchi, (i Ronch, i Ruch, in dialetto), Ronca, Ronchetto e Ronchetti, Ronchello e Ronchelli (Ronchèl, i Ronchèi), Roncadelle e Roncadelli, Roncaccio, Roncazzo e Roncone, Roncaglia, Roncaglie e Roncaiole e così via elencando.
E, dunque, che origine comune potranno avere nomi di luogo tanto ricorrenti e diffusi nelle nostre campagne, ma dei quali si è smarrito il significato?
Ebbene, si tratta di toponimi nati in epoca medievale e indicativi di massicci interventi di disboscamento, dissodamento e messa a coltura di terre selvatiche e incolte. Interventi spesso promossi dal Comune capoluogo al fine di espandere e aumentare in modo significativo le superfici agrarie necessarie alla produzione di derrate alimentari richieste dall’incremento demografico avvenuto in quei secoli. Alla base di questi nomi di luogo si pone, quindi, il verbo latino ‘runcare’ che dal primitivo significato di “ripulire un terreno da sterpi e rovi” servendosi di una ronca o roncola, ossia di un ferro tagliente e ricurvo fissato su un lungo manico, è poi passato a quello di “disboscare, dissodare un terreno incolto”. Da qui il termine ‘runcus’ con cui si definirono i terreni sottoposti a questo genere di operazioni di conquista di nuovi spazi da coltivare.
Se sui Ronchi di Brescia questi disboscamenti aprirono la strada soprattutto ad una rinomata viticoltura, perdurata fino ad oggi, nelle campagne di pianura le nuove terre furono ben presto occupate dalle colture cerealicole e dai prati.
Ma queste nuove superfici coltivabili presero sovente anche il nome di ‘terrae novae’ o di ‘novalia’, da cui sono scaturiti altri toponimi, come Novagli e Novaglio, Novai e Noai, Novale e Novali tra quelli riscontrabili in territorio bresciano.
Nelle zone più boscose e selvatiche di pianura, espanse su grandi estensioni di terreno, era talora più opportuno fondare nuovi villaggi, in cui richiamare nuove genti disposte ad affrontare questo genere di lavori di “roncatura”, favorendone l’insediamento con l’esenzione per lunghi periodi da ogni tipo di tassa o tributo da pagare. Ed ecco nascere, così, le ‘villae novae’ da cui è derivato il toponimo Villanova, frequente in gran parte dell’Italia e di cui si ha qualche esempio anche in territorio bresciano. Ma è da credere che anche le diverse Canove o Ca’ nuove, abbastanza frequenti nella Bassa Bresciana, possano rientrare in questa categoria di nuovi insediamenti.
Ed è molto probabile che analoga origine debbano aver avuto anche i primi nuclei abitati di ciò che sarebbero diventate le attuali località di Villachiara, Villabuona e Villagana.
Valerio Ferrari