Gli anni che vanno dal 1509 al 1516 sono anni difficili e duri per lo stato veneziano. Giunta al massimo del-l’espansione territoriale in terraferma, la Serenissima domina sull’intero Veneto, su alcune province della Romagna (strappate allo Stato Pontificio) e su alcune province lombarde: Brescia, Bergamo, Cremona e Crema.
In questi anni, Orzinuovi, importante presidio militare, è in balia di eserciti contrapposti e cambia dominatore in un pirotecnico avvicendarsi.
Il Codagli afferma che il nostro borgo “nove volte fu contro il suo volere costretto à cangiar Signoria”; addirittura ricorda che gli orceani “tre volte in un giorno cangiassero Imperio”.
Vediamo in estrema sintesi (molto estrema, ma non c’è altro modo nelle ristrettezze di un articolo) i fatti più salienti di questo periodo complicato e confuso.
Lega di Cambrai (1508). L’espansionismo veneziano suscita più di un malcontento. Il papa Giulio II è intenzionato a recuperare i territori della Romagna ora controllati da Venezia; il re di Francia, che vanta per motivi ereditari il diritto sul ducato di Milano (la nonna era una Visconti) vuole recuperare le province lombarde sopra accennate, cedute pochi anni prima alla Serenissima in virtù di un’alleanza pattuita con questa; l’imperatore del Sacro Romano Impero vanta diritti su alcune terre venete; la Spagna vuole recuperare territori persi a favore della Repubblica nell’Italia meridionale; i vari staterelli dell’Italia centro-setten-trionale sono in apprensione per la loro sopravvivenza, che sentono minacciata dalla politica veneziana.
Giulio II si fa promotore di una alleanza, che viene stipulata a Cambrai, cittadina del nord della Francia ai confini col Belgio (da qui il nome di Lega di Cambrai). Il patto, siglato il 10 dicembre 1508, prevede la guerra alla Serenissima con lo scopo di smembrare il suo territorio a favore degli alleati. Il 27 aprile Giulio II lancia il Monitorio (= avvertimento) contro Venezia; un mese dopo la scomunica e l’interdetto diventano effettivi.
Agnadello – Giarradadda (14 maggio 1509). L’esercito francese infligge una pesantissima, quanto inaspettata, sconfitta all’esercito veneziano: i soldati della Repubblica sono dispersi in modo da non essere più in grado di riordinarsi e fronteggiare il nemico. I dissidi fra i due capitani veneziani, l’Alviano e il Pitigliano, sono la principale causa della rotta.
L’Alviano nella relazione della battaglia davanti al Senato veneziano nel maggio del 1513, riportata dal Sanudo nei suoi diari, esclamerà: “Dio avesse voluto fusse sta’ capo solo”.
In pochi giorni i Francesi si impadroniscono di Bergamo (17 maggio) e di Brescia (20 maggio).
“Il 1° di giugno soli Pizzighettone, Cremona ed Asola si tenevano ancora per la Repubblica in Lombardia. Nè meglio andavano le cose nel Veneto, nella Romagna, nella Puglia” (Romanin).
Orzinuovi si arrende ai francesi: 17 maggio.
Sanudo: i francesi “hanno auto li Ursi Novi e tutto il brexan”; Codagli: “e doppo molti discorsi, perche non v’era ordine di poter resistere à così gran forza, prendesi al fine partito d’arendersi à Francia salve le persone, e la robba”.
La Lega Santa (5 ottobre 1511).
Dopo la sconfitta di Agnadello, Venezia reagisce con una intensa attività diplomatica mirata a rompere l’alleanza avversaria.
Nel 1510 Giulio II rompe la Lega di Cambrai, preoccupato della presenza minacciosa dei Francesi in Italia. Il 5 ottobre 1511 il papa organizza la Lega Santa in funzione antifrancese; ne fanno parte: papato, Cantoni Svizzeri, Venezia, Spagna. Più tardi anche l’imperatore Massimiliano I.
Brescia si ribella ai Francesi (2/3 febbraio 1512).
Il grosso dell’esercito francese è impegnato a difendere Bologna assediata dalle truppe papali e spagnole. Brescia, dopo tentativi velleitari, nella notte tra il 2 e il 3 febbraio 1512 si ribella ai Francesi; l’esercito veneziano comandato da Andrea Gritti è in attesa del segnale pattuito con i ribelli. Brescia è in mano ai ribelli, mentre la guarnigione francese si rifugia nel castello.
Orzi ritorna veneziano (4 febbraio 1512).
Codagli: “si accostò il Griti col’Esercito à gl’Orci, e vi fu aperta la porta”.
Il sacco di Brescia (1512). Gaston de Foix, comandante delle truppe francesi, saputo dei fatti di Brescia, abbandona Bologna (con la probabile connivenza del Cardona, comandante delle truppe spagnole) e a tappe forzate si avvicina a Brescia (fece meraviglia ai tempi la celerità del suo trasferimento; Michelet: “une course qui fut toute sa vie, et son immortalité”). Assedia Brescia e, tramite il sentiero del Soccorso, introduce parte dell’esercito nel castello. Promette ai suoi soldati libertà di saccheggio in caso di vittoria.
Le forze francesi scendono a dar battaglia proprio dal castello.
Un manipolo di cavalieri veneziani in cerca di salvezza apre le porte della città per fuggire, dando l’opportunità alle forze francesi accampate all’esterno delle mura di entrare.
I veneziani vengono sconfitti e la città resta in balia dei soldati francesi.
Il saccheggio della città dura dal 19 al 26 febbraio: fu crudele, sanguinario e orribile per gli abitanti.
L’Anselmi, cronista al seguito dei Francesi, nella sua cronaca dirà che ciò che ha visto gli procurò “tanta angoscia d’animo, che non solamente mi dolsi d’esservi mai venuto, ma mi dolsi ancor d’esser nato”.
Orzi torna ai Francesi (18 febbraio 1512).
Nella sua marcia di avvicinamento a Brescia, il Foix si impossessa di Orzinuovi. Codagli: “alli deciotto di Febbraio, che fu il Mercore [mercoledì] grasso di Carnevale s’arrendono gl’Orceani à Francia […] il Fois postaci taglia di sette milla, e cinquecento scudi, e lasciato alla Guardia de gl’Orci con buono presidio Aubordino [Francesco de Haubordin] suo capitano, gionse il di seguente à Brescia”.
Orzi torna ai Veneziani (6 giugno 1512). Il Foix, dopo i fatti di Brescia, ritorna a Bologna.
Nella battaglia di Ravenna sconfigge le forze spagnole e papali, ma vi trova la morte.
L’esercito francese, scosso dalla morte del suo comandante, decimato e stremato, si ritira dall’Emilia, dal Veneto e infine dalla Lombardia. La Francia è minacciata anche dall’Inghilterra.
Le forze veneziane inseguono l’esercito francese in ritirata.
In questa occasione Orzi viene occupato dai veneziani. Codagli: “Onde gl’Orceani co’l essempio dell’altre Città di Lombardia […] alli VI di giugno […] si sottomisero à Venitiani, e destinarono subito Ambasciatori al Serenissimo Prencipe”.
Orzi sotto il dominio spagnolo (1512).
Gli Spagnoli alleati con la Serenissima occupano Brescia (22 ottobre) ancora in possesso dei Francesi, ma si rifiutano di cederla alla Repubblica.
Anche Orzi viene occupato dagli spagnoli. Codagli: “pervenne gl’Orci in potere de Spagnuoli […] Geronimo Pampalona, fu egli Governatore de gl’Orci à nome di Spagna”.
La peste dilaga a Orzi: “benché il morbo non mancasse di infierire anche in quei luoghi, particolarmente ad Orzinuovi” (Pasero).
Orzi ritorna sotto i Veneziani (1515).
I dissidi con la Spagna, spingono Venezia ad allearsi con la Francia.
Morte del re di Francia Luigi XII.
Gli succede Francesco I che con l’aiuto veneziano riacquista il ducato di Milano con la battaglia di Marignano (Melegnano), detta dei Giganti. Orzi ritorna ai Veneziani. Codagli: “l’Alviano, che generale era dei Venetiani, […] havendo recuperato Bergamo, venne co’l Essercito nel Bresciano, e riebbe gl’Orci, dalle mani de Spagnuoli.
Il quale hautosi, vi mandarono li Venetiani, col titolo pur di Provveditore Nicolo Boldù”.