“Volere è potere”, recita il celebre detto, e forse mai è stato tanto veritiero come nel caso di quel Comitato, nato da decine di volenterosi cittadini orceani, che nell’arco degli anni ’80 del secolo scorso si sono prodigati per il restauro e la riqualificazione della nostra Parrocchiale.
Una missione che potremmo definire “benedetta” dalla volontà dell’allora Mons. Treccani, ispiratore del-l’azione dei volontari, che con quel “create un Comitato e buon lavoro” ha scosso coscienze e fugato ogni indugio.
Come sempre, a raccontare della seconda opera intrapresa dal gruppo è proprio un suo componente, Francesco Amico, dal cui archivio ogni giorno emergono resti di un passato da cui si può percepire, tangibile, il senso di comunità che legava, negli affetti e negli affanni, ogni orceano.
“Il Comitato ha segnato un altro colpo – ha raccontato – Fu il prof. Tolasi nel 1984 a proporci l’allestimento di un archivio, facendo sì che la sua idea suscitasse in noi un grande entusiasmo.
Abbiamo così contattato il prof. Mazzoldi, esperto archivista, il cui contributo è stato essenziale al completamento dell’opera”.
Oggi questo archivio esiste e tra pergamene, libri e manoscritti sono centinaia se non migliaia le suggestioni, le storie e i nomi nascosti tra quell’infinità di caratteri, con alcuni certosini ricercatori che da esso sono in grado di portare alla luce frammenti di un lontano passato. “Abbiamo voluto dedicare l’archivio proprio al prof. Tolasi, un riconoscimento dovuto a chi più degli altri ha contribuito a narrare la storia orceana.
Un patrimonio che i volontari hanno salvato con la sapiente regia di Mons. Treccani – ha continuato Amico – La spesa ammontava a circa 30 milioni di lire. Idraulici, muratori, falegnami, commercianti e liberi professionisti hanno dedicato le loro serate ai lavori della chiesa e dell’archivio”.
Un gruppo di amici, prima di tutto.
“Sono tutti dei bellissimi ricordi, l’amicizia era davvero il motore del vivere insieme – ha concluso – Le serate finivano sempre in canonica dove Mons. Treccani ci offriva un brindisi con il vin santo”.
Durante queste serate sembra sia stato anche abbozzato un progetto per la ricostruzione del campanile cittadino ma il destino ha voluto che questa nuova opera “non s’ha da fare”.
Un peccato, a ragion veduta: a chi non piacerebbe ascoltare di nuovo il dolce rintocco delle nostre campane?
Leonardo Binda