Oggi sembra quasi un’eccezione, l’oggetto di una domenica diversa “fuori porta” a pochi passi da casa: le sponde del nostro fiume Oglio non sono più, ormai, la meta prediletta per giovani e meno giovani dove passare qualche ora di relax. Eppure, guardando alcune fotografie di fine anni ’90, la situazione si presenta ben diversa: tantissimi sono coloro che, in un’assolata domenica di agosto, frequentano le rive del corso d’acqua, alla ricerca di sole, divertimento e refrigerio.
Lo sanno bene i tanti pensionati che, con grandissima cura e dedizione, mantengono pulita e ordinata la “loro” oasi, punto di ritrovo per chi ama passare qualche ora in compagnia tra un briscolino e una chiamata. Cosa sarà cambiato da quegli anni? Sarebbe interessante indagare quei fattori che, almeno ipoteticamente, possono aver prodotto un simile mutamento. Certo, le abitudini si evolvono, lo sviluppo di innovative reti di comunicazione rende ogni posto più vicino e, soprattutto, l’idea di vivere il proprio territorio (forse più nel recente passato che ad oggi) suonava forse un po’ stonante rispetto ad una gita al lago o una camminata in montagna. Ecco, il problema, forse, sta proprio lì: in quell’opposizione necessaria che esclude qualcosa e che ne privilegia un’altra. Perché non potrebbe essere “al lago e in montagna e al fiume”?
Si pone, però, un altro problema, ossia la necessità di prendersi cura di questi luoghi, di rispettarli come cosa di tutti, di nutrire nei loro confronti quell’attenzione che si deve quando si decide di immergersi nella natura e di cogliere da essa il meglio che può offrire. Perché ci infastidisce vedere della spazzatura gettata in un parco, magari quello vicino a casa, e poi, tutto sommato, troppi si limitano a voltare le spalle quando squadre di volonterosi amici dell’ambiente raccoglie quintali di luridume abbandonato senza ritegno?
Verrà un giorno che anche il Fiume non ci vorrà più, se non torneremo a rispettarlo come parte della nostra identità di orceani.
Un orceano amico dell’Oglio