Al mattino stimata docente di Lettere al liceo dell’Istituto Cossali, al pomeriggio e la sera una penna in mano e un profluvio di parole ed emozioni che prendono forma e vita sulla carta.
L’orceana Sara Galli ha pubblicato il mese scorso il suo terzo romanzo dal titolo “Lasciarsi in un cappotto giallo”. Lo presenterà agli orceani nelle prossime settimane.
“Lasciarsi in un cappotto giallo” è il finale di una storia d’amore tra una giovane donna di nome Francesca e il suo fidanzato. Il colore giallo non è casuale all’interno di questo romanzo, che brilla della luce e della passione d’amore della protagonista dall’inizio alla fine. Gioie e pene sentimentali si alternano nelle pagine tenendo il lettore incollato al libro per riuscire ad indovinarne il finale. La storia di Francesca è infatti un po’ la storia di tutte le donne, è la gioia regalata dall’amore, rappresenta le ansie, i piaceri e le speranze di chi ama troppo e improvvisamente viene lasciato e cerca di colmare il vuoto dell’abbandono. Di chi dopo una delusione si ripromette di non alzare più la cornetta, di chiudere il capitolo e iniziare una nuova vita, salvo ricadere nella trappola al primo momento di debolezza. Racconta anche di una donna che sente sempre più angosciante il ticchettio del suo orologio biologico e a un certo punto della sua vita, vicino ai 40 anni, desidera a tutti i costi un figlio.
La vicenda coinvolge l’autrice e il narratore parla in prima persona: in quella Francesca, per chi conosce Sara Galli, si ritrova un po’ di lei, della sua spontaneità, della sua passionalità e gioia di vivere e del suo tono spensierato e sognatore. Un linguaggio sobrio e pulito, come la sua persona, accompagna il lettore nella quotidianità della vita della protagonista, ambientata in una Orzinuovi (anche se il nome del paese non è mai citato, i riferimenti sono inconfondibili) tormentata dal flagello del Covid, alle prese con le restrizioni che tarpano le ali agli amanti.
Poco spazio si dà nella lettura agli interrogativi morali e alla fine il giudizio sulla protagonista e la sua storia è indulgente, tenero, potremmo dire benevolo. E non potrebbe essere altrimenti, dal momento che Sara stessa ci spiega che Francesca è un po’ il suo alter ego, che nella storia c’è un po’ della sua vita, anche se romanzata. C’è il veleno senza ricetta dell’amore, quando diventa tormento. C’è la debolezza senza tempo dell’essere uomini. C’è l’avere un corpo. Il pensare. La coscienza e l’ingovernabile incoscienza. Silvia Pasolini