Non è scivolato nella indifferenza e nella dimenticanza il decennale della scomparsa di Domenico Battaglia, sindaco di Orzinuovi dal 1990 al 1995.
La sua commemorazione è stata al centro di una serata dedicatagli dal PD orceano al centro culturale Aldo Moro il 30 settembre, con amici personali e altri che hanno condiviso con lui momenti significativi del cammino amministrativo e della Democrazia cristiana.
Al tavolo erano seduti il politico bresciano Tino Bino e gli orceani Tonino Zana e Gianpaolo Festa, moderati da Severino Gritti, consigliere comunale che fin dai suoi primi passi con Battaglia ha condiviso la politica del paese. In molti in sala, amici e conoscenti, di fazioni anche opposte a quella di Battaglia, uniti però nel ricordo di un uomo che ha amato il suo paese e che con passione si è messo al servizio del popolo per gran parte della sua vita.
Tutti presenti a restituire il senso e la portata della figura di un uomo, popolare e populista insieme, nella accezione etimologica del termine in quanto attaccato al popolo, che ha speso gran parte della sua vita per il bene di Orzinuovi.
In un mondo in cui al popolarismo si sta contrapponendo il populismo dei social, quella politica in cui tutti dicono la loro, quelle reazioni di pancia, Battaglia è emerso come la faccia nobile di alcuni principi e valori in cui molti uomini politici fino ad alcuni anni fa si identificavano.
“Brescia vive sulle molti capitali del territorio – ha esordito Tino Bino – e Orzi, con la sua piazza obliqua che sa di intelligenza lombarda e saggezza contadina, è una di queste intelligenze, che ci sono grazie a personalità rappresentative come Domenico.
Ricordo – ha continuato – che Domenico era una persona di grande curiosità intellettuale. Mi chiedeva sempre dove si sarebbe andati a finire.
Uno come lui sarebbe servito in un’epoca come questa, nella globalizzazione dove sappiamo tutto di tutti, dove le persone si esprimono dando sfogo a rabbie e bisogni. Nell’ orizzontalità dell’informazione dei social – ha riferito Bino – è difficile distinguere ciò che è importante da ciò che non lo è, la competenza dalla chiacchiera, ed è arduo costruire percorsi di qualità tra la marea di informazioni della rete.
Il ricordo di personaggi come lui – ha chiuso Bino – ci fanno ricordare la buona politica, quella che si nutre di valore.
Oggi sono scomparsi i valori, i riferimenti etici. Non c’è più la politica perché non ci sono più i valori fondanti e le idee e ideali che ci uniscono.
E Battaglia rappresentava tutto questo”.
Dall’etica alla sfera delle amicizie, la vita dell’ex sindaco orceano è stata percorsa a 360 gradi dall’amico Gianpaolo Festa: “L’ami-cizia con Domenico, Franchino Martinazzoli e Adriano Zucchi si è consolidata a a partire dagli anni ’50 quelli del rock’n roll, di Elvis Presley.
Siamo partiti da lì, da festine domenicali tra amici, per poi approdare negli anni ’60 al bar Motta, vera scuola di vita. Ai tempi noi eravamo, per gli orceani, i Teddy boys”.
Da don Vanni, al ricordo dei cineforum da cui nacque la passione sociale e poi la politica, grazie al professor Tolasi, ex sindaco di Orzinuovi, le parole di Festa hanno percorso gli anni’60 e ‘70.
“L’impegno di Domenico – ha continuato – viene premiato nel 1980 quando è nominato assessore e presidente della fiera. Ricordiamo tra i lavori il recupero dell’ex teatro comunale. Poi nel ’90 fu eletto sindaco. Fu una grande persona e un grande uomo”.
“Domenico è stato un uomo del paese e non della politica di partito – ha esordito il giornalista Tonino Zana – cui si è legato solo in virtù della sua forte amicizia con Mino Martinazzoli.
Ci si incontrava al bar Motta in quei tempi, vera fucina di idee e ideali, da dove passavano gli intellettuali, gli operai, i medici, dove scorreva la vita di Orzinuovi. Domenico fu uno dei protagonisti di questi incontri. La sue eleganza lo contraddistingueva e dava un segno di soggezione e di attenzione, mentre lui attraeva per la sua simpatia”.
Zana traccia un ricordo di un gentiluomo, nonostante la politica li abbia divisi spesso sul fronte delle idee: “Ci unimmo poi nella sua tarda età per la passione civile, quando quattro ex sindaci, tra cui io, Leonardi e Paiardi si trovavano a casa sua, fino a quando il male purtroppo l’ha colto, mettendolo lentamente in ginocchio.
La sua era una saggezza popolare, nata dalla capacità di parlare con la gente alla stessa maniera con cui ha poi tradotto le linee della storia del suo paese”.
Tante le testimonianza di affetto sul palco, dal sindaco Gianpietro Maffoni al-l’amico Francesco Amico, al figlio che non senza tradire una certa commozione ha ringraziato i presenti a nome della madre Mariella, del fratello Andrea e delle rispettive famiglie.
“Un uomo che manca per la sua capacità di costruire ponti – ha chiuso Severino Gritti – di creare fino all’ultimo i modi per stare insieme, al di là degli egoismi personali”.
Silvia Pasolini