L’input per queste considerazioni che condividiamo in queste righe arriva da tre frazioni di Borgo San Giacomo. Tre frazioni che, nella Bassa, e in verità non solo, conoscono tutti: Padernello (dove c’è l’antico maniero, sede di tante attività culturali), Motella (dove c’è una bella e molto conosciuta chiesa) e Farfengo (che compone il trittico di questi centri molto belli e caratteristici).
A Farfengo, Motella e Padernello si sono chiesti come gestire al meglio le strutture parrocchiali. Insomma: il consiglio per gli affari economici e il consiglio pastorale, le due realtà che nelle parrocchie sono chiamate «a dare una mano» ai preti, hanno ragionato intorno al futuro delle strutture che fanno riferimento alla parrocchia, quindi alla comunità.
La questione, dicevamo, parte da queste tre comunità, ma, con sfumature diverse, riguarda un po’ tutti i Comuni. Ovviamente anche quelli della Bassa. Valori esatti non ce ne sono, né è possibile averli. Però è stato stimato (grossolanamente, molto grossolanamente) che il patrimonio della Chiesa, inteso come l’insieme di tutti i beni e di tutte le ricchezze di ogni istituzione cattolica che fa capo alla Santa Sede, ha un valore che supererebbe i 2.000 miliardi di euro. Un vero e proprio tesoro. Di queste ricchezze una parte cospicua è rappresentata da immobili, di cui, soprattutto i n seguito a donazioni, nel corso dei secoli la chiesa è diventata proprietaria. Stiamo parlando di terreni, case, palazzi e via dicendo.
Immobili che, va da sé, la chiesa è chiamata a gestire. E qui cominciano i problemi, perché «mantenere» tutto questo costa un occhio della testa. E’ pur vero che (questione spesso dibattuta) tutti gli immobili della chiesa cattolica che non vengono utilizzati per fini commerciali sono esentati dal pagamento dell’Imu. Ciò nonostante mantenere questo patrimonio immobiliare comporta dei costi che non sono poca cosa.
Una volta era diverso e, seppure a fatica, ci si arrangiava. Col tempo le cose sono cambiate: vuoi per una burocrazia sempre più complessa e arcigna; vuoi per il calo demografico; vuoi per i costi di gestione, che corro sempre verso l’alto; c’è da mettersi le mani nei capelli.
A peggiorare la situazione c’è anche il fatto che il numero di coloro che si sentono parte integrante della comunità cristiana, cioè dei fedeli, è in drastica diminuzione. Basta andare a messa la domenica per appurare che, in molte chiese, il numero dei fedeli è diminuito di non poco, al punto che, come dice Vittorio Feltri con una delle sue micidiali battute, «oramai nelle chiese ci sono più candele che fedeli». E meno fedeli significano meno offerte, meno aiuti eccetera eccetera.
Un bel problema, dunque, su cui hanno tolto il velo a Motella, Farfengo e Padernello, ma con il quale, prima o poi, dovranno fare i conti tutti.
Intanto nelle tre frazioni hanno studiato alcune soluzioni, che dovrebbero contribuire a migliorare la situazione, come ad esempio, l’idea di istituire un solo oratorio interparrocchiale a Farfengo, oppure chiudere alcuni edifici, come ad esempio lo storico palazzo di via Conte Zoppola.
Ma la strada si presenta dura, in salita. MTM