Nell’ampio novero delle specializzazioni mediche, a voler giocare un poco con la fantasia, pensando alla Chirurgia Vertebrale – almeno così sembra a chi scrive – ci immagineremmo una sala operatoria, un paziente prono e qualche strano macchinario pronto ad agire in una delle zone più delicate di tutto il nostro corpo. Una ricostruzione, appunto, più d’invenzione che di realtà, che poco ha a che fare con la stragrande maggioranza di attività messe in campo, quotidianamente, nell’ambito di questa affascinante branca della Neurochirurgia. Per cercare di circostanziare con maggiore chiarezza il ruolo del chirurgo vertebrale, abbiamo fatto due chiacchiere con il dott. Mario Fusco, neurochirurgo e fondatore dell’Istituto Orobico di Patologia Vertebrale, centro studi di primaria importanza per la ricerca in materia.
Dottor Fusco, chi è il chirurgo vertebrale?
Spontaneamente diremmo: “il medico che opera alla schiena”. Invece rispondere a questa domanda non è così semplice ed immediato, almeno non senza fare delle doverose premesse. Quante volte un mal di schiena viene ad interrompere bruscamente le nostre attività o, in generale, non ci permette di rilassarci sdraiandoci sul divano o di poterci impegnare nelle normali incombenze del quotidiano. Tutte queste patologie, variatamente classificate dagli esperti, rientrano tutte nel novero delle “patologie della colonna vertebrale”. Il chirurgo vertebrale si occupa proprio di queste ultime!
Volendo andare più nello specifico, quali possono essere le cause di queste patologie, e quali le conseguenze?
Queste patologie sono un gruppo ampio di malattie a genesi degenerativa, traumatica, infettiva e purtroppo anche tumorale, che coinvolgono le strutture ossee, articolari, legamentose e muscolari della colonna vertebrale e che, più spesso in un secondo momento, possono interessare anche le strutture nervose. La causa più frequente è quella degenerativa, cioè legata all’usura del tempo, che per alcune persone non va di pari passo con l’età ma è più avanzata, determinando una patologia.
La manifestazione clinica più frequente è il dolore, localizzato alla colonna vertebrale o irradiato lungo il decorso della struttura nervosa coinvolta. Tali condizioni, che di per sé spesso, come detto in precedenza, non hanno alla base gravi patologie e per lo più non necessitano di trattamento chirurgico, sono tuttavia responsabili di una significativa alterazione della nostra qualità di vita, andando a compromettere l’attività lavorativa o ludico-ricreativa o addirittura i rapporti interpersonali.
Come comportarsi, dunque, all’insorgere di queste manifestazioni sospette?
Prima di arrivare a situazioni così importanti per la vita di ogni giorno, è sicuramente consigliabile consultare uno specialista al fine di poter effettuare una diagnosi precoce e stabilire una terapia nel senso più ampio del termine, onde evitare il definirsi di un quadro clinico irreversibile. La filosofia dell’approccio terapeutico a questo ampio gruppo di patologie è quella della multidisciplinarietà e della continuità assistenziale: il paziente cioè, necessita di essere assistito per tutto il percorso diagnostico e terapeutico da più specialisti (come il neurochirurgo, posturologo, fisiatra, terapista del dolore, etc.) che interagiscono strettamente, apportando ognuno le proprie competenze, al fine di garantire una visione globale della problematica clinica e porre in atto le migliori e più innovative soluzioni diagnostiche e terapeutiche mediche, riabilitative e chirurgiche ove necessario. Solo allora i risultati ottenuti saranno estremamente gratificanti, per il paziente e per i medici.
Il chirurgo vertebrale, dunque, è lo specialista che si occupa a 360° del trattamento medico e chirurgico delle patologie vertebro-midollari e coordina l’attività delle altre figure mediche coinvolte. Non è quindi solo quello “che opera o taglia” la schiena ma colui che deve saper in prima istanza riconoscere la patologia dai sintomi riferiti dal paziente, deve quindi saper ascoltare, poi saper interpretare le indagini radiologiche e elettrofisiologiche effettuate ed infine deve saper interagire con i colleghi di altre specialità per individuare la migliore terapia per il caso specifico esibito dal particolare paziente.
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Leonardo Binda