La pandemia da Covid-19 ha fatto emergere i nodi di un sistema sanitario orientato al perseguimento delle eccellenze ospedaliere, ma a discapito di una adeguata presenza di presidii sul territorio.
Abbiamo sperimentato la necessità di disporre di una sanità di prossimità territoriale, che nel contesto dell’emergenza pandemica avrebbe potuto dare una risposta alle esigenze e alle paure dei cittadini, filtrando anche l’accesso agli ospedali.
La sanità territoriale deve però caratterizzarsi anche per interventi sul fronte della prevenzione, della diagnostica, della salute della persona, con un’attenzione al dato anagrafico di un invecchiamento della popolazione. Una sanità che deve connettersi anche alle esigenze sociali e socio-sanitarie, superando gli steccati di concetti e definizioni rigide e orientandosi a un generale concetto di benessere.
Il contesto presente e soprattutto futuro ci mette di fronte a bisogni crescenti (pensiamo anche solo all’invecchiamento della popolazione) ma con risorse economiche e umane che non aumenteranno, anzi. Spesso ci troviamo a dibattere intorno a proposte di integrazione e aumento dei servizi, immaginandone di sempre nuovi e migliori, ma non ci poniamo il tema di sostenibilità. Da un lato la sostenibilità economica: chi ne sosterrebbe i costi? Una fiscalità generale già elevata? I diretti utilizzatori? Dall’altro lato anche una sostenibilità “operativa”: quali persone materialmente erogheranno questi servizi in un contesto di risorse umane in diminuzione? La difficoltà a reclutare personale pare essere un grido di dolore comune a molti settori, in primis proprio quello socio-sanitario. E’ evidente che è necessario ragionare in una prospettiva ampia, evitando scelte adeguate o sostenibili nel breve periodo, ma che possano presentare già nel medio termine criticità.
La riforma prova a dare risposta a queste esigenze, ma è necessario parlarci, confrontarci, portare la voce dei territori, cioè dei cittadini, che sono quelli che esprimono i bisogni, e delle istituzioni locali, che rappresentano come sempre il primo “fronte” rispetto alle risposte che i cittadini chiedono.
Confidiamo che l’incontro del 12 febbraio possa rappresentare un importante passaggio, di confronto e di presa di consapevolezza.
Severino Gritti
Presidente Fondazione Comunità della Pianura Bresciana