Non sappiamo se la scansione temporale sia voluta o solo una «fortunata» coincidenza. Sta di fatto che, proprio mentre è chiuso al pubblico per i noti divieti anti Covid, il Castello di Padernello, in quel di Borgo San Giacomo, è sotto i ferri per un paio di interventi di restauro e sistemazione.
La «manutenzione straordinaria» è possibile grazie al fatto che Regione Lombardia ha dato al Comune un contributo a fondo perduto di 70.000 euro: 20.000 servono per la ristrutturazione della Sala del Camino, altri 50.000 per il restauro della Sala Azzurra. Contributo «doveroso», anche e soprattutto perché questo maniero della Bassa è oramai riconosciuto non solo come monumento straordinario, ma, grazie alla continua opera che gli Amici del Castello portano avanti con competenza e passione, anche come centro di attività culturale di grande importanza.
Va da sé che, grazie a questo intervento, è stato recuperato un ambiente che fino ad ora era di fatto inaccessibile: un ambiente che, ovviamente, verrà valorizzato a dovere, con la realizzazione di una sala polivalente a moduli, che potrà essere adibita anche a teatro (ricordiamo che il Castello ospita spesso e volentieri spettacoli teatrali di livello. Ora ci sarà uno spazio in più anche per questo.
Ps: sono da ringraziare, perché hanno contribuito, Fondazione comunità bresciana, Bcc Brescia e Cassa Padana Leno).
Dicevamo della Sala del Camino e della Sala Azzurra. Quest’ultima era messa male, anche e soprattutto per via delle infiltrazioni d’acqua che, dal 1965, anno in cui in castello venne di fatto abbandonato, ha iniziato a farla da padrona. Era un vero peccato, per una struttura che ha un’antica e gloriosa storia.
E’ infatti verso la fine del XIV che, dopo le prime fortificazioni, il castello viene portato a compimento. Nel XVIII secolo il maniero venne trasformato in villa signorile, assumendo i contorni attuali. Come abbiamo detto, e nonostante nel 1912 venne dichiarato di alto pregio e di interesse nazionale dal Ministero della Pubblica istruzione, nel 1965 il castello viene abbandonato dal suo ultimo abitante: il Conte Filippo Molin Ugoni Salvadego.
Come è facile immaginare, per via di questo «abbandono» il Castello correva il rischio, anzi, stava andando in malora: se questo processo di «disgregazione» è stato arrestato (e invertito) è grazie ai succitati Amici del Castello, che, negli Anni Ottanta, restaurarono l’antica posteria, ridando poi una dignità alla struttura e contribuendo così a riannodare i fili della nostra storia.
MTM