La carriera professionale di Mauro Castelpietra inizia subito dopo il diploma da perito elettrotecnico conseguito a Cremona. Classe 1945, manerbiese con padre originario di Vienna, Castelpietra si distingue per un’intelligenza brillante e qualche suo insegnante capisce sin da subito che la sua testa lo porterà lontano. Viene chiamato all’IBM Italia a Vimercate, scelto come uno dei migliori programmatori del tempo e da lì agli States il passo è breve. L’IBM lo vuole in America e lui, a soli 28 anni parte per il Texas. Dopo poco la NASA dismette il software di controllo della missione Apollo e decide di venderlo alla IBM e EXXON (in Italia Esso). Sia IMB che EXXON si appropriano del cuore di quel software della NASA con l’obiettivo di farlo diventare il sistema di controllo generale delle raffinerie. Il 55% del nuovo software di controllo per le raffinerie è riconducibile e inventato da Castelpietra che diventa il riferimento mondiale di questo prodotto. Nel 1982 Mauro trascorre un intero anno in giro per il mondo. Al rientro negli Stati Uniti fonda la sua nuova società “Adtek Corp”. Fino a circa 7 anni fa, in tutte le raffinerie della Esso, era presente il software del manerbiese che ne deteneva il know out e, oggi, lo stesso programma è utilizzato in Inghilterra ancora fino alla fine del 2023. “Il prodotto è molto potente” spiega l’ingegner Gaetano Scebba che ha lavorato per oltre 30 anni con Mauro “ora però è vetusto ed è stato rifatto il motore di calcolo che resta comunque, sempre, parente dello stesso software. Mauro ancora oggi faceva modifiche al software che spediva ai responsabili tecnici delle raffinerie in tutto il Pianeta”. Una storia di vita professionale ricca di soddisfazioni per quest’uomo –scomparso il 13 agosto scorso a 78 anni – che amava la musica, l’arte, la lettura e la cultura in generale. Tra le sue grandi passioni le auto storiche, in particolare le Ferrari. Numerose le auto d’epoca di cui era proprietario tra cui 6 modelli della scuderia del Cavallino e la sua mitica Aurelia B20 con cui ha partecipato a numerose gare della Mille Miglia. Gioielli custoditi con grande cura da Castelpietra e sottoposti periodicamente a meticolose manutenzioni. Ma Mauro non era solo genio dell’informatica e passione per i motori. La vera natura di quest’uomo, la si poteva evincere solo frequentandolo. La sua carriera professionale è stata affiancata da un’altra grande peculiarità che non appartiene a tutte le persone: la sua capacità di amare e di ricercare l’amore. Intorno a metà degli anni ’90, in uno dei suoi viaggi di ritorno in Italia, incontra casualmente una sua vecchia fiamma, frequentata in adolescenza. E’ Augusta l’unica donna che gli ha rubato il cuore e che lo accompagnerà fino ai suoi ultimi giorni. 14 anni lei e 17 lui, si frequentano per qualche tempo e poi si lasciano per ben 28 anni, senza più vedersi nemmeno in paese. Recentemente, all’infermiera che lo ha assistito in ospedale Mauro, durante la malattia, ha detto “dell’Italia mi mancava soprattutto la donna che ho sempre amato”. Umile nonostante la brillante carriera, onesto, generoso e con un grande senso civico. Queste le parole di Serena, figlia della moglie, che ricorda una persona dalle grandi doti umane, capace di mantenere il sorriso anche durante la sofferenza. Per chi lo ha conosciuto è difficile trovare le parole per descrivere Mauro Castelpietra. Ogni aggettivo positivo sembra troppo riduttivo per dipingere la sua capacità di attenzione verso il prossimo, la sua vicinanza in un mondo sempre più individualista. Negli ultimi anni Castelpietra è stato presidente del Tennis Club Manerbio, carica che ha rivestito non senza qualche sentimento di amarezza. Per lui, uomo devoto all’onestà e alla giustizia, i sistemi malati all’”italiana” – come mi diceva (ndr) – andavano aboliti. Ha lottato fino alla fine per portare avanti le sue idee e, come accade per tutti i grandi, ha lasciato un’importante eredità intrisa di amore, affetto, vicinanza e calore. Caratteristiche che fanno di Castelpietra, prima ancora che una grande mente, un grande uomo. “Se muoio vorrei si suonasse in Chiesa “O soave fanciulla” dell’opera Boheme di Puccini” aveva detto alla moglie. Il suo desiderio è stato esaudito – non in Chiesa perché i rigidi protocolli non lo hanno consentito (ndr) – ma subito dopo, nel suo ultimo viaggio, accompagnato dall’affetto dei suoi cari e di quanti gli hanno voluto bene e lo porteranno nel cuore.     

Barbara Appiani