Era il giugno di un anno fa: l’emergenza Covid non sapevamo ancora cosa fosse, ci si preparava a viaggi e vacanze al mare e ai monti, gli studenti festeggiavano la fine delle lezioni e nel frattempo Montichiari, terzo comune della provincia di Brescia per popolazione, voltava pagina, per la soddisfazione degli uni e nella delusione degli altri. Ancora una volta, come già accaduto nel 1999 che fu l’anno-cesura per la città dei sei colli con la conclusione del lungo periodo dei governi a guida democristiana seppur declinata in modalità monteclarense che durava dal dopoguerra, si poneva fine a un’esperienza di centrosinistra allargato con civiche di varia estrazione.
Un periodo definito come laboratorio politico, nato sull’onda renziana nel 2014 e maturato anche grazie alle divisioni nel centrodestra e a una Lega che preferì correre da sola rischiando il tutto per tutto.
Il programma elettorale dell’ex dirigente scolastico Mario Fraccaro fondato sulle cinque R era apparso alla maggioranza dei cittadini meritevole di essere messo alla prova. Così, appresa la lezione, il Carroccio che fu spodestato dopo 15 anni di gestione comunale dei sindaci Rosa e Zanola non si è lasciato scappare la possibilità di ritentare la scalata al potere al termine di un purgatorio di un lustro, utile per fare esperienza e “lanciare” come candidato sindaco colui che per 20 anni aveva lavorato tra i banchi del consiglio comunale, Marco Togni: l’alleanza con Forza Italia, Fratelli d’Italia e una civica di ispirazione ambientalista unita all’ascesa di Salvini a livello europeo hanno cambiato nuovamente il colore politico in Municipio.
La frizzante notte del 9 giugno, a risultati definitivi, lasciava presagire scontri particolarmente duri in consiglio comunale, come del resto è fisiologico dopo una vittoria e una sconfitta elettorale in cui gli animi tendono a radicalizzarsi.
Un anno dopo, complice il Covid-19 che tante vite si è portato via e tanti dolori ha inferto anche nella nostra città, il clima è decisamente più sereno: non potrebbe essere diversamente considerata la situazione emergenziale che richiede il massimo degli sforzi verso l’obiettivo comune. Tornerà la dialettica naturale nei prossimi mesi?
Probabile: il “volemose bene” non può durare in eterno. In ruoli diversi maggioranza e opposizione, giunta e consiglio comunale sapranno tuttavia condurre in porto la barca cittadina verso lidi più tranquilli, fuori da questo periodo di naufragi a livello mondiale.
Un impegno che, al di là dei colori delle casacche indossate, riguarda tutti e a tutti richiede prudenza, decisione ed equilibrio.
Federico Migliorati