Nelle scorse settimane, a Montichiari, è andata in scena, pardon, non è andata in scena una tradizionale «cerimonia laica», che nella Bassa, ma non solo, si celebra da sempre il giovedì di metà quaresima: il rogo della vecchia. 

Come si dice da noi: brüsà la ècio.

Sulla storia e sul valore simbolico di questa ricorrenza non spendiamo più di tante parole, perché tutti, o quasi, ne siamo a conoscenza.  

Pare che la tradizione affondi le radici nella  preistoria,  quando, sul finire dell’in-verno, veniva bruciato un fantoccio dalle sembianze umane: un rituale fatto a bella posta per  scacciare la cattiva stagione  e invocare l’arrivo della primavera. 

La ècia, insomma, incarnava l’oramai inutile anno vecchio, ma anche e soprattutto la quasi superata stagione fredda.

Anche e soprattutto a causa del Covid, quest’anno i roghi di metà quaresima non si sono visti. 

Sulla questione è intervenuta Legambiente Montichiari, che ha scritto al sindaco una riflessione, divulgandola poi nei social. 

Oltre all’importanza di evitare assembramenti per i noti divieti, nella comunicazione si evidenziava che «la combustione di residui vegetali è vietata» e si invitava a riflettere sull’inqu-namento provocato: «In eventi simili si sono registrati superi delle polveri sottili Pm10 e Pm2.5 anche di cinque volte oltre il limite di legge. Montichiari presenta già una concentrazione media annua di Pm10 superiore alla media nazionale, seppur entro i limiti».

A queste considerazioni ha fatto eco un comunicato del sindaco Marco Togni: «Si può bruciare la vecchia? Ufficialmente la risposta che devo dare è No». Togni ha pure richiamato la delibera regionale che «vieta la combustione di residui vegetali dal primo ottobre al 31 marzo».

Tutto bene, tutto nel solco della legge, tutto che come era logico e giusto aspettarsi. Il richiamo di Legambiente? Sacrosanto, perché gli assembramenti sono vietati, e perché il pericolo di inquinamento è reale (e, detto per inciso, Montichiari ha già le sue polveri sottili, senza bisogno di aggiungerne altre).

Pure la risposta di Togni non fa una piega: da sindaco, cioè da pubblico ufficiale, non poteva rispondere altro. 

Però quell’avverbio, quell’«ufficialmente» messo all’inizio, ci fa pensare, o forse solo sperare, che, in cuor suo, al pari di molti cittadini, la sera della vecchia il sindaco avrebbe visto volentieri i roghi alzarsi qua e là nella Bassa, come è sempre accaduto da migliaia di anni a questa parte. Si chiamano tradizioni, e sono belle proprio per questo, perché si ripetono di anno in anno.

In fin dei conti, Marco Togni milita in un movimento, la Lega, che ha sempre fatto delle tradizioni uno dei suoi pilastri. Più tradizionale della vecchia…

A meno che il nuovo corso del Carroccio passi anche da un rinnegamento delle tradizioni. 

Crediamo che, su questo punto specifico, i militanti non sarebbero d’accordo. Togliete tutto, anche il divieto di andare al governo col Pd. Ma la vecchia no. 

MTM