Anche se ci secca un po’, perché ne avremmo fatto volentieri a meno, visto che in questi mesi quasi non abbiamo parlato d’altro, ci tocca tornare a scrivere di quel maledetto virus, il Coronavirus 19, che ci sta rovinando la vita. 

Non sappiamo se hanno ragione quelli che dicono che il peggio deve ancora venire, o se invece hanno ragione quelli che sostengono che il virus ha oramai preso la sua carica aggressiva, quindi non è più così pericoloso come la scorsa primavera. Sta di fatto che, complici le vacanze estive, dove molti di noi hanno avuto una gestione «un po’ allegra» delle norme, si torna a parlare di lockdown. Rieccoci con Coronavirus, dunque, anche se da un punto di vista particolare: quello relativo agli spettacoli. Nella fattispecie, parliamo della banda ai tempi dell’epidemia.

Come tutte le altre bresciane (e, supponiamo, italiane), anche la Banda di Montichiari, che come tutti sanno è intitolata a Carlo Inico, s’è presa un po’ di vacanze forzate. Ovvio, non potendo né fare le prove, né offrire concerti per via del distanziamento, non c’era altra soluzione che andare… in aspettativa. Così era stato deciso, così facevano tutte le bande, così ha fatto anche quella di Montichiari.

Poi, col passare delle settimane, visto che la situazione sanitaria stava migliorando, qualcosa si è potuto fare. Tant’è vero che, a giugno, come sempre diretta dal maestro Massimo Pennati, a giugno la banda di Montichiari si è esibita, seppur con tutte le cautele del caso, in Piazza Santa Maria. Non troppe note, intendiamoci: giusto il necessario per far vedere alla gente che la Carlo Inico c’era ancora, e soprattutto per dare un segnale di speranza. 

Speranza che era aumentata quando, col passare delle settimane, il confinamento era stato di fatto azzerato. Tant’è vero che Pennati e gli altri avevano ipotizzato di fare un concerto il 26 settembre. Ipotesi che, al momento in ci scriviamo, è ancora valida, perché la voglia di suonare (da parte dei banditi) e quella di ascoltare (da parte del pubblico) sono oramai arrivate al limite.

Ecco, non vorremmo gufare (non sia mai), perché la banda ci piace troppo.

Ma non vorremmo che, complici le libertà di cui dicevano all’inizio, libertà che secondo gli esperti hanno fatto ripeggiorare la situazione sanitaria, riportandola ai mesi di aprile e maggio, a qualcuno che sta nel Palazzo venisse voglia di fare un altro lockdown, che, tra le altre cose, significherebbe che il concerto del 26 salta. No, eh, per favore. Non facciamo scherzi.

Vogliamo sentire la nostra banda. 

MT Marchioni