Venerdì 22 maggio, dopo due mesi di blocco totale, è tornato il mercato nel Centro Storico.
La settimana precedente i monteclarensi avevano potuto assaporarne solo un piccolo assaggio in piazza Treccani dove erano stati posizionati esclusivamente i banchetti di generi alimentari ma ora tutto o quasi pare tornato alla normalità.
A far ricordare che il pericolo Covid non è passato, però, ci sono i sette varchi dai quali i visitatori devono passare per accedere all’area e la “Conta”, una speciale applicazione che i volontari della Protezione Civile e gli Alpini, addetti al controllo, utilizzano per monitorare gli ingressi che possono arrivare ad un numero massimo di 800.
Di contro la distanza dei cittadini è monitorata, nell’area interna del mercato, dagli agenti della Locale che presidiano il tutto e controllano che le norme di distanziamento sociale siano rispettate. Norme e regole ancora doverose e comprensibili dato il pericolo emergenziale ma che nulla tolgono al piacere immenso di ritrovare gli odori, i colori e i rumori di quello che è la radice stessa del-l’essere monteclarensi. Da che mondo è mondo, infatti, in qualsivoglia stagione, con il solleone o con la neve, da quando memoria d’uomo possa ricordare, a Montichiari c’è stato il mercato.
E il mercato in paese non è solo mercato ma è il perdersi tra i colori delle bancarelle, lasciarsi inebriare dall’odore del pesce fritto, allungare l’orecchio al suono arcaico del vernacolo, riconoscere nei volti le pieghe del proprio vissuto, è, insomma, un pezzo di storia che si palesa e si fa presente. È come entrare in una macchina del tempo e tornare indietro a quando si era più felici e magari non si sapeva di esserlo. Per questo l’assenza del mercato per due mesi ha colpito al cuore tutta la comunità.
Il mercato di Montichiari è la scheletro stesso del paese e risale addirittura al 1173. In quell’anno infatti Amorello, Valeriano e Marchesio, tre probiviri monteclarensi, si recarono dai consoli di Brescia a nome del Comune evidentemente interessato ad un mercato in città.
La Piazza Grande, quella che ora si chiama Piazza Santa Maria, bellissima e a forma di conchiglia, è nata a fianco di una grande via di traffico proprio con quella funzione e non per la parrocchiale che verrà edificata solo in epoca posteriore.
Ai tempi dei Visconti (Secolo XIV) che Montichiari avesse un mercato famoso è ormai certo e pure che si svolgesse già il venerdì di ogni settimana.
La Repubblica Veneta, invece, succeduta ai Visconti, non vedrà bene l’esistenza di questo mercato e ne negherà la concessione fino al 1647 nonostante le molteplici suppliche dei monteclarensi al Doge.
Solo nel 1647 i monteclarensi, per intercessione della città di Brescia, riottennero di poter fare il mercato la cui riapertura viene fissata per il 7 ottobre, un lunedì.
Quel giorno, però, si scatenò sul paese un tremendo diluvio che portò addirittura all’esondazione del Chiese.
Impressionati da questo avvenimento funesto, gli “homines di Montechiaro” riportarono il loro mercato al giorno di venerdì.
Da allora le radici della città sono ancora tutte lì, in quell’abitudine che si fa bisogno vitale, in quella consuetudine che resiste e in quel voler ripartire a tutti i costi e con caparbietà che è l’os-sigeno stesso di una città fatta da uomini e donne che lavorano e non si arrendono mai.
È un mercato diverso questo mercato della Fase 2 Covid-19 ma quella che non cambia è la forza di chi lo anima e saprà tramandarne immutato il valore alle generazioni future.
Marzia Borzi