Montichiari terra di giovani che si distinguono ovunque anche a livello internazionale, rendendo familiari e concittadini fieri del loro percorso professionale. Tra questi spicca Tobia Politi (nell’immagine durante la sua ultima spedizione nell’Artico), monteclarense classe 1988, che ha addirittura raggiunto l’Artico come ricercatore e per il quale si apriranno a breve scenari professionali molto interessanti. Laureato all’università di Parma in “Scienze Ambientali e Naturali” con un corso in “Scienze e Tecnologie per l’ambiente e le risorse”, Tobia Politi è stato scelto dal suo docente di laurea, professor Marco Bartoli, ricercatore conosciuto a livello internazionale, per un dottorato all’estero. L’università di Parma, infatti, intrattiene da ormai oltre un decennio rapporti con facoltà di tutta Europa tra le quali quella Lituana. Ed è proprio verso questa meta che il giovane ricercatore ha deciso di partire. «Quattro anni fa, ho deciso di partire per Klaipêda  – racconta Politi – una cittadina della Lituania sulla costa del mar Baltico che si affaccia sulla laguna più grande d’Europa. Ammetto che non sapevo nemmeno dove si trovasse questa località, conoscevo però la fama della sua università, oggi di grande prestigio fra le facoltà del Baltico. In Lituania mi sono trovato benissimo, la mentalità è apertissima e molto accogliente. Qui ho potuto dedicarmi alla biologia marina, alla ricerca sugli ambienti acquatici poco profondi come estuari, lagune, delta dei fiumi, fiordi, oltre che a collaborare con le menti giovani di tutto il mondo. Il nostro laboratorio è grande oltre 6000 mq e possiede macchinari tra i più all’avanguardia per le analisi chimiche. Le esperienze più significative sono state sicuramente le spedizioni nell’Artico per attuare ricerche in questa zona dove la Lituania non era mai arrivata. Una l’ho progettata e guidata personalmente, anche grazie al supporto di un’università polacca con cui la Lituania collabora, ed è stata un’esperienza incredibile. Si è svolta in periodo estivo quando la temperatura, intorno agli zero gradi, e le 24 ore di luce permettono di raggiungere anche ambienti altrimenti inaccessibili. Ci sono voluti più di quattro mesi di preparazione perché il punto di studio era completamente isolato e se qualcosa fosse andato storto dovevamo essere pronti a tutto. Avevamo fatto perfino un mini corso di sopravvivenza agli orsi polari per sapere bene cosa fare in caso di attacco. Ero l’unico italiano su di una piccola imbarcazione di 10 persone, imbarcazione disegnata ad hoc per i ghiacci, una rarità perché completamente in alluminio. Qui abbiamo vissuto 12 giorni, adeguandoci in ambienti ristretti con una tonnellata di equipaggiamento. Durante questa straordinaria esperienza, un vero e proprio esperimento pilota per aprire una porta nell’Artico, abbiamo potuto osservare che lo scioglimento dei ghiacciai lascia spazio a nuovi ecosistemi, a laghetti che fino a 20 anni fa non esistevano. Ora il mio dottorato è concluso e sto scrivendo la tesi, poi deciderò cosa fare. Tantissime possibilità e proposte mi si aprono dal punto di vista professionale, ho fatto esperienze che non avrei mai pensato, come una grossa conferenza a Portorico, e che in Italia mi sarebbe stato impossibile organnizzare. Proposte ne arrivano anche da università italiane ma la posizione che offrono sarebbe comunque più bassa di quella che occuperei all’estero. L’Artico, poi, mi è rimasto nel cuore, per questo vorrei restare in Lituania e continuare le spedizioni e la ricerca in questo straordinario ambiente ancora tutto da scoprire».

Marzia Borzi