“Gli Alpini, sono un corpo militare italiano specializzato nelle operazioni in montagna, rivestono un ruolo significativo anche nelle comunità civili. La loro presenza ha diversi significati e impatti:

  1. Supporto in caso di emergenze: Gli Alpini sono spesso coinvolti in operazioni di soccorso e protezione’civile, soprattutto in situazioni di calamità naturali come terremoti, alluvioni e valanghe. La loro esperienza e abilità in ambienti montani li rendono particolarmente preziosi in queste circostanze.
  2. Solidarietà e assistenza: Gli Alpini sono noti per il loro spirito di solidarietà e supporto alla comunità. Organizzano e partecipano a numerose iniziative benefiche, e attività di volontariato che migliorano la qualità della vita.
  3. Preservazione delle tradizioni: Attraverso eventi, raduni e cerimonie, gli Alpini mantengono vive le tradizioni e la memoria storica, rafforzando il senso di identità e coesione comunitaria.
  4. Educazione e formazione: Gli Alpini spesso collaborano con scuole, Oratori e parrocchie e altre istituzioni per promuovere valori come il rispetto per la natura, la disciplina, e l’importanza della preparazione fisica e mentale.
  5. Promozione del turismo: In molte aree montane, la presenza degli Alpini contribuisce a valorizzare il territorio, attrarre visitatori e promuovere il turismo locale, grazie alle manifestazioni e agli eventi che organizzano.
    In sintesi, la presenza degli Alpini in una comunità civile rappresenta un valore aggiunto in termini di sicurezza, solidarietà, bene comune e spirito comunitario… E’ sempre molto bello poter scrivere o parlare degli Alpini. Dei nostri Alpini. Presenza sempre molto preziosa e attenta nelle nostre comunità di Montichiari… Là dove c’è una necessità gli Alpini ci sono. Sono presenti con la loro competenza e attenzione… il mio scrivere è allora essenzialmente per dire un grande grazie, sincero, che viene dal cuore. Nelle parrocchie che ho avuto la Grazia di servire sempre gli alpini sono stati presenti e disponibili, anzi posso dire gli ho sempre sentiti molto vicini… Un fatto… Pochi giorni prima di congedarmi dalla parrocchia di Villanuova sul Clisi, un’anziana signora, vedova di un alpino che era ritornato dalla Russia, mi portò un’icona della Madre del Signore con una storia bellissima. Suo marito l’aveva ricevuta dalla famiglia russa che lo aveva raccolto semi-assiderato e lo aveva curato e assistito… Finita poi la guerra, dopo aver passato alcuni mesi ospite di questa famiglia russa e avendo contraccambiato l’ospitalità con il suo lavoro di falegname e contadino, poté ritornare in Italia, con un viaggio rocambolesco, con nello zaino quest’icona, memoria di un amore e di una compassione condivisa, al di là delle differenze e delle paure reciproche”. Mi commosse molto questa storia e ancor di più il gesto di amore di quella vecchia “alpina” villanovese”. Quando poi mi trasferirono da Zanano a Montichiari volli lasciare quell’icona allocale gruppo di alpini con il quale molto avevo collaborato in quei dodici anni”. con gratitudine riconoscente per il tanto bene ricevuto. Arrivato, ormai quasi 6 anni fa’ a Montichiari, ho ritrovato la stessa simpatia, accoglienza e generosità e non posso che ringraziare con voi il Signore delle cime per il dono di questi uomini, preziosi per ogni comunità”. Vorrei ricordare anche i tanti che sono andati avanti e tra tutti un uomo splendido, il reduce Rino Dal Dosso, che mi diede il benvenuto nel giorno del mio ingresso come abate a Montichiari e del quale pochi mesi dopo celebrai il funerale in un Duomo gremito di cappelli con la penna e non solo”. «Ero andato sull’altra sponda del Don, per uno dei “colpi di mano” che tentavamo ogni tanto. Ma ero spaventato, c’era troppo silenzio. Inciampai e caddi in una buca nella neve. Dentro c’erano quattordici soldati russi: io avevo paura, loro di più. Mi venne in mente una delle frasi in russo che mi aveva insegnato il tenente Bernasconi: venite con me, dissi, e loro uscirono con le mani alzate e mi seguirono. Quando arrivai al campo il tenente mi disse: ma come hai fatto? Non lo so, gli ho solo detto di venire con me…». Lo raccontò con un sorriso, Rino Dal Dosso, classe 1922 reduce del 6° reggimento alpini, battaglione Verona, durante le celebrazioni per il 74° di Nikolajewka. Nato a Verona, ma residente a Montichiari aveva meno di vent’anni quando arrivò in Russia. Con la ritirata il suo plotone fu lasciato di copertura, in retroguardia: fu la salvezza, perché il Verona venne annientato a Postojali. Poi la prigionia in Germania e anche qui la salvezza grazie a una donna russa che Rino aveva conosciuto e che rincontrò quando lei era diventata capitano medico. Gli diede da lavorare e Rino, finché non riuscì a salire con un sotterfugio su un treno per tornare in Italia, si mantenne in salute. La vita è stata generosa con lui: tornato a casa, si è sposato con la signora Teresa Corazza, unione allietata da figli e nipoti. Due storie tra le tante per dire la parola più bella e necessaria che un parroco può dire: Grazie! Per il tanto bene e la grande disponibilità! Sempre avanti con allegria!

Il vostro abate
Don Cesare