Hanno dato esito negativo i numerosi carotaggi che nei mesi scorsi sono stati compiuti sul territorio cosiddetto delle “Fontanelle”, effettuati per oltre 1,5 metri di profondità sia nei terreni adiacenti all’odierno santuario mariano, sia sulle pendici del colle di San Giorgio sia nel vicino mulino che si ipotizza possa essere ampliato e utilizzato come casa di cura per religiosi. A renderlo noto, in una conferenza stampa, che si è tenuta ieri 20 gennaio nella sede del PAST, è stato il Presidente Paolo Chiarini che ha riportato le parole della responsabile della Soprintendenza ABAP di Bergamo e Brescia dr.ssa Cristina Longhi dopo l’indagine compiuta dall’archeologa Alice Leoni. «I numerosi sondaggi eseguiti alle Fontanelle – ha chiarito la funzionaria – non hanno evidenziato particolari criticità di tutela archeologica e hanno fornito esiti di limitato interesse (qualche frammento ceramico protostorico forse resto di fornace romana). L’area adiacente a quella dove fu rinvenuta la necropoli ha dato esito nullo». Questo non pone dunque ulteriori limiti alla richiesta della Fondazione Rosa Mistica Fontanelle per l’attuazione del megaprogetto del nuovo santuario e di altre strutture compresa la modifica della viabilità sulle aree verificate. A questo punto il parere conclusivo del progetto passa nelle mani dell’Amministrazione Comunale che nei prossimi mesi dovrà prendere una decisione importante e che ha trovato anche notevoli ostilità nell’opinione pubblica locale. «Se verrà consentita la costruzione del santuario così come proposto – ha dichiarato Chiarini– si comprometterà la bellezza naturale del luogo in maniera talmente impattante da potersi considerare definitiva, vista la quantità di fedeli che attirerà con il bisogno di creare altre strutture di supporto come conseguenza. Ci appare più percorribile invece una seconda strada che è quella di migliorare in maniera moderata la ricettività delle Fontanelle e nel contempo di ridare alla comunità la fruizione della sua prima sede di culto a Montichiari e cioè la chiesa/monastero longobarda, risalente all’VIII secolo, collocata a San Giorgio Alto e che abbisogna urgentemente di un intervento di salvataggio visto il tetto ormai in parte crollato, intervento di salvataggio che è il momento di concretizzare creando un progetto di recupero che sfrutti le opportunità che il privato, il pubblico e la politica possono mettere in campo». Sul valore del sito di San Giorgio Alto è intervenuto anche l’archeologo Dario Gallina: «San Giorgio Alto ha al suo interno una tra le pochissime cripte altomedievale presenti in Italia e affreschi di notevole pregio che vanno assolutamente tutelati al più presto prima che scompaiano del tutto»
Marzia Borzi