Lo scorso 11 novembre, la Provincia di Brescia ha depositato la bozza del Piano cave provinciale. 

Precisiamo che parliamo di bozza, perché ci sono 60 giorni per fare eventuali osservazioni, che quindi potrebbero portare qualche variazione. 

Saremo più precisi nelle prossime settimane.

Quello che possiamo anticipare è che, per la Bassa, ma anche per Montichiari, la bozza non suscita grandi entusiasmi. Anzi…

Se, tanto per fare un esempio, prendiamo il Comune di Montichiari, la bozza di cui stiamo scrivendo aumenta la superficie cavabile, che passa dall’attuale 15% del territorio (che è già tanto), al 25%.

Insomma, se la bozza diventa realtà, questa almeno è la paura delle associazioni ambientaliste, che non a caso sono sul piede di guerra, questo «comunello» neanche tanto grande diventa una grande cava.

La bozza non piace più di tanto neanche al sindaco Marco Togni, che ha qualcosa da dire in merito.

A tal proposito, anticipando le osservazioni tecniche che l’amministrazione sta predisponendo, il primo cittadino (che, lo ricordiamo, ha tenuto per sé la delega all’Ambiente), parla apertamente di «forte delusione politica per un Piano cave che, per criteri generali, si presenta sovradimensionato rispetto al vero fabbisogno. Le stime effettuate sembrano quasi frutto di dati selezionati con precisione chirurgica forse proprio per aumentare i volumi previsti».

Il fabbisogno, continua Togni, «non tiene conto delle vere esigenze anche di livello economico, le cui stime sono ferme a un biennio fa e prive del forte impatto che la pandemia s’è portata, e si porterà, dietro. In termini ambientali, poi, nessuna analisi approfondita è stata effettuata, ma tutto si basa su metodiche liceali e non sicuramente, come ci si aspettava, a livello universitario.

Nessun criterio di ristoro per i monitoraggi e per le compensazioni ambientali è stato pensato: ciò vuol dire proseguire lo sfruttamento del territorio con le vecchie logiche di 20-30 anni fa».

Passando dalle critiche generali a quelle che riguardano Montichiari, Marco Togni sottolinea come sia «assurdo che venga presentato un Piano dove dalla nuova perimetrazione degli ambiti di estrazione vengano tolte le discariche esistenti.

Prima di divenire discariche erano cave. 

Così si cancella dalla storia quel che Montichiari ha già pagato in termini di ghiaia e di sfruttamento della brughiera. 

Inoltre la potenzialità dell’Ate 43 è stata aumentata di ben 2.000.000 di metri cubi e di questi più di mezzo milione proviene dall’Ate 42 di Ghedi».

Questo, chiude il sindaco, «è inaccettabile anche perché questi 2 milioni di metri cubi verrebbero escavati su nuovi 180.000 metri quadrati di terreni oggi agricoli. Non solo: queste nuove aree vengono infatti conteggiate come “consumo di suolo”. 

Oltre a quello dovuto al Piano d’Area dell’Aero-porto, come Comune dovremmo ulteriormente ridurre la programmazione dello sviluppo urbanistico del nostro territorio per rispettare il consumo di suolo zero dovuto anche alle cave».

Ergo; per Montichiari si prospetta una nuova battaglia ambientale, come quella fatta anni fa per contrastare le discariche.

MTM