Basterebbe citare la Bibbia di Borso d’Este e l’Enciclopedia Treccani per affermare il ruolo di primo piano nell’ambito culturale ricoperto dal conte Giovanni Treccani degli Alfieri, uno dei figli più illustri a cui Montichiari abbia dato i natali. Proprio cent’anni fa, il 18 febbraio 1925, un atto notarile creava l’Istituto per l’Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere e Arti, un ente di diritto privato senza scopo di lucro, voluto espressamente da Treccani e da un altro grande intellettuale dell’epoca, Giovanni Gentile (che ne fu il direttore scientifico) destinato a promuovere, aggiornare, compilare ed editare l’Enciclopedia Italiana nonché il Dizionario Biografico degli Italiani, due strumenti del sapere universale. L’Istituto rimase sganciato da pressioni politiche e anche negli anni del regime fascista si avvalse di collaboratori non compromessi con la dittatura quando non dichiaratamente di orientamenti democratici e antifascisti. Treccani guidò l’Istituto per i primi otto anni, lasciando poi il campo a uno dei Premi Nobel del Novecento, Guglielmo Marconi (l’altro fu Rita Levi Montalcini) senza dimenticare il primo Capo dello Stato italiano, Luigi Einaudi o, per arrivare in anni più recenti, a presidenti della Corte Costituzionale come Francesco Paolo Casavola e Franco Gallo. Il monteclarense Treccani, nato nel 1877, nell’anno in cui il paese assumeva la denominazione attuale da quella di Montechiaro sul Chiese, dopo essere divenuto uno dei maggiori industriali tessili della Penisola si dedicò al mecenatismo: due anni prima della fondazione dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, nel 1923, si rese responsabile di un gesto di grande munificenza quale l’acquisto, per 5 milioni di lire dell’epoca, della Bibbia di Borso d’Este, straordinario codice miniato di metà Quattrocento, che donò poi allo Stato italiano. Una riproduzione integrale in due versioni, datata 1961 e donata da Ubi Banca al Comune di Montichiari nel 2011 in occasione dei 50 anni dalla morte di Treccani, è presente presso in biblioteca. Appassionato altresì di belle arti, il conte ebbe come primo maestro di disegno un altro monteclarense, Antonio Pasinetti; alla sua morte la città gli intitolò prontamente la piazza retrostante il Duomo, fino ad allora denominata Piazza Trento, e successivamente la biblioteca dove un busto nell’atrio d’ingresso lo ricorda. Prendendo la parola alla Camera dei Deputati l’8 luglio 1961 un giovane parlamentare del tempo, Mario Pedini, ebbe a richiamare le virtù di Treccani: “Egli fu un capitano d’industria – disse – ma anche generoso e illustre mecenate. È auspicabile che altri uomini del mondo economico seguano il suo esempio e ambiscano alle sue benemerenze”. 

Federico Migliorati