È mancata nei giorni scorsi all’età di 94 anni Maria Enrica Treccani, insegnante storica di musica alla Secondaria di Primo grado che ha cresciuto intere generazioni di monteclarensi che con grande affetto l’hanno ricordata anche sui social. Non vedente praticamente dalla nascita, ha dimostrato nel corso della sua esistenza una forza morale e professionale di grande levatura, fulgido esempio per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerla fuori e dentro la scuola. Aveva studiato musica fin da ragazzina con giganti del pianoforte come Arturo Benedetti Michelangeli da cui aveva preso lezioni sia a Montichiari che a Trento. Si era diplomata in canto corale al Conservatorio per poi entrare come docente nella scuola, ottenendo come prime assegnazioni la Valcamonica, Carpenedolo, Rezzato e, infine, Montichiari dove era entrata di ruolo nel 1972 all’Istituto Alberti, oggi dedicato a Renato Ferrari, dove rimase fino alla pensione nel 1996. «La professoressa Treccani ha seguito la mia classe per tutti i tre anni di scuole medie – ricorda un’ex alunna – Nonostante fosse non vedente si faceva rispettare senza fatica sia perché, sensibilissima di udito, non le sfuggiva nulla di quanto accadeva nell’aula sia perché ognuno di noi aveva sviluppato una grande ammirazione per la forza che mostrava nella sua condizione e per la preparazione che esibiva nella sua materia. Era una docente molto esigente, severa ma giusta, che non ammetteva scherzi o scorciatoie. Sono rimasti epici per noi ex alunni alcuni episodi quali la correzione dei quaderni, che pretendeva sempre in ordine e completi degli appunti che lei stessa ci dettava rigorosamente (ed era un mistero capire come facesse a percepire che ne mancassero parti) e l’interrogazione di un compagno. Chiamato alla cattedra, questo leggeva tutte le risposte dal libro credendo di poterla fare franca. Lei lo fece continuare per tutta l’interrogazione senza fare una piega per esclamare alla fine: “Adesso chiudi il libro, dammelo e cominciamo l’interrogazione”. Anche a distanza di anni ci riconosceva tutti dalla voce e le faceva sempre molto piacere quando per strada ci fermavano a salutarla. Personalmente resta un esempio di docente indimenticabile e di donna dalla forza interiore immensa».
Marzia Borzi