Sono scesi di nuovo in prima linea i sindaci del Chiese e lo hanno fatto sabato 12 febbraio in due modi diversi. In primis immergendosi dentro lo stesso fiume Chiese nei pressi di Gavardo e immortalandosi davanti al Mincio a Peschiera, per dimostrare il livello e la quantità di acqua presenti nei due bacini e poi con un secondo ricorso contro la convenzione che il Prefetto Commissario Visconti ha sottoscritto prima del suo trasferimento a Bologna e che è stata firmata anche dal presidente di Ato, Aldo Boifava, e dal presidente di Acque Bresciane Gianluca Del Barba. Tra i Sindaci attivisti a difesa del Chiese anche il Primo Cittadino di Montichiari Marco Togni che ha così dichiarato: «Le due foto sono ovviamente provocatorie ma dimostrano in modo chiaro come nel Chiese non ci sia portata mentre nel Mincio la portata ci sia, costante e abbondante nel corso di tutto l’anno. La convenzione firmata, poi, va contro le convinzioni politiche espresse dalla stessa Provincia. Quindi noi ci chiediamo se Del Barba e Boifava si siano consultati preventivamente con la Provincia per fare ciò. Essendo infatti due partecipate della Provincia stessa ci pare assurdo che Ato e Acque Bresciane si siano permesse di firmare una convenzione di questo tipo. Se il Commissario prefettizio voleva procedere, infatti, poteva farlo senza trovare l’appoggio degli altri due enti, che, altrimenti, si devono pensare come conniventi della decisione del Prefetto. Per questo ci aspettiamo che anche la Provincia ricorra a nostro pari contro le firme di questa convenzione».
Nel frattempo a Brescia si è insediata come nuovo Prefetto Maria Rosaria Laganà che ha sostituito Attilio Visconti, destinato alla sede di Bologna. Il Prefetto Laganà ha ereditato il processo avviato dal suo predecessore, sottolineando la necessità di dismettere al più presto le condotte sublacuali, la possibilità per il Chiese di essere il corpo recettore dei reflui del Garda e la costruzione del mega depuratore Gavardo Montichiari, esautorando di fatto la politica bresciana dalla delicata questione.
Marzia Borzi