“Non sei monteclarense DOCG se non mangi il bertagnì”, questo potrebbe essere un motto estemporaneo che ben si adatta al monteclarense vero, quello che non torna mai dal suo mercato senza lo “Street Food” locale per eccellenza: il bertagnì.
Ma da dove viene questo piatto che ormai da secoli fa parte della cucina estemporanea del territorio, che un tempo era considerato cucina povera e oggi è offerto a caro prezzo anche nei locali più alla moda della città? Il racconto è interessante e ricco di riferimenti storici. Nel Quattrocento il territorio bresciano, e tra questo anche quello di Montichiari, entrò a far parte dei domini di terraferma della Repubblica di Venezia.
L’alimentazione dei contadini era molto povera a quei tempi e per integrarla il Doge pensò di introdurre il consumo di un alimento economico e dalle innumerevoli proprietà: il merluzzo.
La lunghezza del viaggio per farlo giungere nel bresciano, però, impose l’utilizzo di tecniche di conservazione ben precise come quelle della salatura e dell’essiccatura che si usano per lo stoccafisso e per il baccalà.
Il pesce veniva consumato soprattutto di venerdì, giorno che era non solo di mercato e dunque durante il quale era più facile reperirlo, ma soprattutto rigorosamente di magro.
Le donne del posto allora erano solite alzarsi di buon’ora e andare al mercato alla ricerca di occasioni e molto spesso anche del pranzo.
Il baccalà era l’unico pesce di mare abbordabile che compravano già fritto o fresco e che si poteva conservare un po’ più a lungo, dal momento che si presentava sotto sale, in buche, piccoli stanzini o, per i più fortunati, nelle ghiacciaie.
Da dove nasce però il nome di “Bertagnì”?
Qualcuno ricorda la vicinanza fonica del termine con la parola dialettale bertaèl, cioè “bertovello”, una rete a nassa usata sia per la pesca sia per l’uccellagione.
Altri la fanno risalire alla parola Bertàgna, che significa Bretagna.
Per secoli, infatti, il commercio del baccalà in Nord Italia è stato alimentato dagli impianti di Bordeaux, Le Havre e Saint Malò che essiccavano il merluzzo pescato nel mar di Bretagna. Il bertagnì, dunque, altro non sarebbe il baccalà di Bretagna che i Veneziani importavano in gran quantità e che poi vendevano anche sul territorio bresciano.
Per i monteclarensi, che amano il cibo di strada consumato al mercato, il bertagnì, rigorosamente pastellato, resta un’esperienza unica: in strada, in mezzo a decine di persone, ci si ferma, si infilano le dita in un caldo sacchetto e si addenta questo cibo estemporaneo ungendosi le dita. Il misticismo è tutto lì e passa dalle papille gustative al cuore.
Marzia Borzi