Eppur (qualcosa) si muove circa il depuratore del Garda che ormai da diversi mesi tiene banco nelle cronache: tornano nuovamente a far sentire la loro voce i circoli Legambiente della Provincia di Brescia e Legambiente Lombardia “che – si legge nel comunicato diramato nei giorni scorsi – accolgono con soddisfazione la presentazione da parte di Acque Bresciane del progetto di monitoraggio degli scarichi fognari di acque nere, bianche e meteoriche nei paesi del Garda” e ricordano che “fin dal primo momento abbiamo posto come prioritaria la necessità di risolvere la commistione delle acque nere con le altre”.
Portare a soluzione o quantomeno studiare in maniera approfondita questi aspetti, secondo i circoli ambientalisti uno dei quali attivo anche a Montichiari, significa avere ben chiare le mosse da intraprendere e garantire massima trasparenza sulla spinosa questione del famigerato impianto di depurazione che ha visto contrapposti anche fortemente i comuni gardesani a quelli rivieraschi.
“Per garantire una qualità d’acqua ottimale – prosegue il comunicato – è decisivo conoscere le situazioni che causano l’immissione diretta nel lago di acque inquinate, incluse quelle degli sfioratori del depuratore.
Ogni bacino idrologico-imbrifero deve provvedere alla depurazione dei propri reflui fognari: tale principio è ora riconosciuto anche dalla “Mozione Sarnico”, approvata dal Consiglio Provinciale di Brescia lo scorso 30 novembre, nel punto nel quale si enuncia che gli impianti consortili di depurazione siano localizzati nelle aree territoriali dei comuni afferenti all’impianto stesso”.
Per i circoli di Legambiente le acque depurate dovranno confluire nello stesso bacino “e quindi, per quanto riguarda il Garda, essere immessi nel Mincio, senza coinvolgere l’attiguo bacino del fiume Chiese.
Qualora, sulla base anche della “Mozione Sarnico”, eventuali impianti di depurazione venissero realizzati in Provincia di Brescia, risulterebbe indispensabile la conduttura delle acque al Mincio con sbocco eventuale sulla riva destra del fiume”.
Tra le proposte mosse anche l’utilizzo di sistemi di fitodepurazione per il trattamento terziario dei reflui, così come la messa in sicurezza delle attuali condotte sub lacuali “provvedendo alla manutenzione del collettore esistente e affrontando i punti più critici come quello delle tubazioni dove queste possano in qualsiasi modo presentare un rischio all’integrità delle acque del Garda”.
In sostanza per Legambiente la soluzione migliore rimane quella di continuare a utilizzare il già esistente depuratore di Peschiera tanto per le acque veronesi quanto per quelle bresciane eventualmente potenziandolo “con le più moderne tecnologie in modo da garantire la buona qualità del Mincio e risolvendo anche le persistenti criticità”.
Federico Migliorati