Sappiamo bene che, in Italia, i tempi della giustizia, soprattutto quella civile, sono oltremodo lunghi. Insomma: a meno che non ci sia di mezzo qualche politico al quale si cerca di rovinare la carriera, che allora tutto procede in fretta, solitamente non si va alle calende greche, ma quasi, perché c’è sempre un cavillo, un ricorso, un controricorso che impediscono di mettere la parola fine a una qualsiasi controversia.
Per carità: tutto ciò è giusto e finanche doveroso, perché il garantismo viene prima di tutto ed è sempre meglio andare con i piedi di piombo. Però, ecco, in questo modo passano gli anni, e siamo sempre al punto di prima.
Queste considerazioni ci venivano alla mente a proposito di una notizia che interessa Montichiari: quella relativa al fatto che il Consiglio di Stato si è espresso, respingendo, di fatto, l’appello della Gedit spa, quindi ribadendo quanto a suo tempo affermato dal Tar, il Tribunale amministrativo regionale, che aveva imposto alla succitata società di chiudere una volta per tutte la discarica di Vighizzolo.
Il risultato è che, oggi, alla fine del 2022, nonostante i cittadini, gli amministratori, le proteste, il fattore di pressione, le carte bollate e via dicendo dicano da anni «basta discariche a Montichiari», siamo ancora qui ad aspettare e ad avere bisogno di una risposta del Consiglio di Stato per cercare di mettere la parola fine ad una questione che si pensava chiusa da tempo.
Sia chiaro: la colpa non è della Gedit, che legittimamente ha fatto tutto il lecito per tutelare i suoi interessi, ma della «legge», che permette di fare questo (siamo sicuri che il ministro Carlo Nordio non leggerà queste righe, ma dal momento che la questione non interessa solo Montichiari, chissà che, prima o poi, metta mano anche a questa situazione…).
Capire cosa è accaduto è fondamentale. La tabella di marcia relativa alla discarica di Vighizzolo era stata stabilita da un provvedimento provinciale: termine dello smaltimento rifiuti al 31 dicembre del 2020 e chiusura definitiva della discarica al 31 dicembre del 2022.
Chiaro, no? Sì, poi, però erano iniziati i distinguo: infatti la società che gestisce la discarica aveva sostenuto che i tempi dettati dal provvedimento provinciale non tenevano conto del fisiologico assestamento della discarica. Era quindi intervenuto il Tar, secondo il quale, se fosse stata accettata la tesi della società, si sarebbe arrivati alla possibilità di conferire rifiuti anche dopo il raggiungimento della volumetria massima a suo tempo autorizzata, peraltro per quantità al momento non prevedibili.
Ora, dicevamo, il Consiglio di Stato ha ribadito questa posizione. Vicenda finalmente chiusa, nel senso che la discarica di Vighizzolo non potrà più accogliere rifiuti? Verrebbe da pensare di sì, a meno che non intervenga la Cgue, la Corte di giustizia dell’Unione europea, che ha il compito di garantire che il diritto sia applicato allo stesso modo in tutti gli Stati membri. Non si sa mai che in Lituania o in Lettonia o nella Repubblica Ceca, in una vicenda analoga un giudice abbia dato parere contrario a quello del nostro Tar… MTM