Sono state realizzate dall’artista Daniela Piccinelli le mascherine personalizzate donate alle 41 volontarie che durante il lockdown hanno lavorato con il logo «Made in Montichiari» per cucire oltre 10 mila dispositivi di protezione, realizzando un ricavo di 45000 euro che sarà destinato al fondo costituito dal Comune per contrastare la crisi economico-sociale causata dalla pandemia. Un lavoro unico e straordinario quello di una delle creative più interessanti del territorio monteclarense che l’ha impegnata in un periodo difficilissimo della propria vita perché la stessa artista e la sua famiglia intera sono state colpite dal Covid. La collezione che ne è nata, dopo diversi test su tessuto apposito, è stata intitolata «Il sole sulla pioggia» perché «Affinché la vita possa rinascere sono necessarie sia la pioggia, carica di desideri, sia il sole pronto a realizzarli». Ogni mascherina, personalizzata e dipinta a mano, voluta da Maura Raza di Maura Fashion coordinatrice dell’impresa, permetterà di ricordare in futuro alle volontarie il periodo surreale di vita e di tempo sospeso che hanno trascorso e che ha concesso loro di osservare il mondo da un’altra prospettiva, di dare valore a cose che spesso appaiono scontate, di provare nostalgia per quei gesti che si consideravano banali ma soprattutto di rammentare il lavoro di squadra che le ha rese protagoniste non solo di un grande progetto ma del supporto concreto alla propria comunità. Come già detto anche Daniela Piccinelli ha provato sulla propria pelle cosa significhi ammalarsi di Covid – 19, patologia che ha colpito prima il padre e poi la madre e la sorella. Un uragano devastante nella vita dell’artista che ha raccontato il proprio sentimento di impotenza e paura.
«È Iniziato tutto a metà marzo quanto il virus ha colpito prima mio papà e dopo pochi giorni mia mamma e mia sorella. Ci si sentiva impotenti, in quanto anche le medicine più banali, come l’aspirina e tachipirina o una bombola di ossigeno, erano introvabili nelle farmacie. Poi sono venuti i giorni del ricovero in ospedale, dove affidi a medici ed infermieri la cosa più importante per te: l’intera famiglia. Io, fortunatamente asintomatica, come mio fratello, a casa, cercavo di tenere sempre il cellulare libero, l’unico mezzo di comunicazione che ci permetteva tramite la videochiamata di vedere, dopo giorni di ricovero, i primi miglioramenti dei miei familiari. Mia sorella è ritornata a casa dal Civile di Brescia e dopo un mese e mezzo, proprio a Pasqua, finalmente hanno dimesso anche mia mamma dal Policlinico di Monza.
Ci è voluto altro tempo per rimettersi tutti, ma non siamo mai stati così felici e molto riconoscenti per la professionalità, sensibilità e pazienza di medici ed infermieri. Questo progetto ideato insieme a Maura è stato uno spiraglio per evadere, di notte, da quella realtà che di giorno mi attanagliava di preoccupazioni. Lo spiraglio di luce che la pittura e le nostre passioni sempre ci donano. Ora che qualche nuvola, dopo tanta pioggia, si è diradata, ed ha lasciato posto a qualche raggio di sole, per questo sono ritornata a dipingere. Seguo la tecnica che mi ha dato più soddisfazione ultimamente, cioè dipingere su lastre di alluminio con resina epossidica.
Collaborando con professionisti del settore di design ed architettura, ho importanti occasioni di crescita e di sperimentare sempre qualche novità. Perché il cambiamento mescolato ad un po’ di coraggio, è quell’ingrediente che ci aiuta ad alimentare l’anima di gioia, come hanno fatto le volontarie che hanno supportato la città durante il lockdown».
Marzia Borzi