Sono tornati in un caldo venerdì sera 15 luglio Lorenzo Zani, Alessandro Comini e Rares Botezatu Costin, i tre giovani che, partiti da Montichiari sabato 9 luglio, hanno raggiunto Roma in bicicletta percorrendo oltre 600 km in 6 giorni. Un’idea un po’ folle nata sorvolando la città di Madeira in parapendio durante l’ultimo degli avventurosi viaggi che vedono protagonisti, da qualche anno, i tre amici. Un modo per cimentare ancora di più la loro amicizia attraverso una sfida non indifferente anche perché portata a termine non come professionisti delle due ruote ma da semplici ciclisti e senza obiettivo sportivo ma esclusivamente umano: quello di stare insieme e raccogliere “on the road” nuovi spunti di vita. «Non siamo degli sportivi – racconta Lorenzo Zani – Diciamo che nella nostra vita abbiamo sempre praticato sport, ci siamo cimentati un po’ con l’atletica ma non a livello agonistico. L’unico che si può dire sportivo vero è Rares che pratica il tennis in modo costante ma lui era anche quello fra noi tre che non era mai andato in bicicletta e dunque partiva apparentemente svantaggiato, affrontando una sfida nella sfida. La nostra amicizia è nata proprio nell’ambito del Tennis Club Montichiari, che tutti e tre frequentiamo, e si è consolidata attraverso tanti viaggi in giro per il mondo ma tutti sempre in auto. Durante l’ultimo di questi, nella città di Madeira, dopo un lancio in parapendio, ci siamo detti: “Perché non osiamo veramente qualcosa di impegnativo, una sfida per corpo, mente e amicizia stessa?” Raggiungere Roma in bicicletta ci è parsa l’impresa giusta, quella che poteva fare al caso nostro. Definire il nostro viaggio con una sola parola è impossibile: direi che è stato emozionante. Abbiamo attraversato tantissimi paesi e paesaggi diversi: dall’Emilia, all’Appennino, alla Toscana, macinando in media 100 km al giorno fino a raggiungere il Lazio. Alessandro, per motivi professionali, si è dovuto fermare a Firenze e io e Rares abbiamo poi proseguito da soli. Abbiamo percorso strade buone e altre impervie, guadato corsi d’acqua, risolto mille imprevisti: dalle forature, ai cambi di percorso, alle strade sbagliate che ci hanno costretti a deviazioni. Siamo rimasti affascinati davanti ai paesaggi italiani di una bellezza indescrivibile e alla natura sorprendente che abbiamo incrociato per strada. La soddisfazione di raggiungere Piazza San Pietro è stata tanta e ci siamo commossi. La nostra forza è stata l’amicizia, il sostenerci l’uno con l’altro, il farci coraggio quando la voglia di proseguire veniva meno, quando le gambe cedevano o il caldo ci toglieva il fiato. Abbiamo incontrato tanta bella gente, tanti giovani ciclisti che si cimentavano con esperienze analoghe alle nostre e questo ci ha arricchito anche umanamente. Sarebbe bello raccontare il tutto in un libro e chissà forse un giorno accadrà. Per ora l’importante è aver affrontato un viaggio che ci ha resi ancora più uniti e affiatati, pilastri l’uno della vita degli altri, presenti all’appello dello stare insieme e dell’esserci che in tempi come quelli che stiamo vivendo non è cosa da poco».

Marzia Borzi