Può piacere o no (a noi piace perché è segno di una storia millenaria fatta di fede, gratitudine, riconoscenza; una storia di gente che si riconosce nella Chiesa, che ha fiducia negli uomini che, a vario livello, ne tramandano il pensiero; una storia di gente che spesso, soprattutto in passato, proprio a testimonianza di una fede incrollabile, non senza sacrifici ha eretto costruzioni varie, dalle piccole pievi di campagna alle grandi cattedrali).
Può piacere o no, dicevamo, ma la Chiesa dispone molti immobili, (quasi) sempre utilizzati per portare avanti quel grande lavoro in cui è impegnata da duemila anni a questa parte.
Il fatto è che, se è vero che hanno un valore oggettivo spesso inestimabile, è anche vero che molti di questi immobili necessitano di interventi continui, perché col tempo si rovinano, deperiscono, sono da sistemare, a volte con interventi ordinari, altre straordinari. È così dappertutto; è così anche a Montichiari.
L’ha detto l’abate Cesare Cancarini durante la funzione celebrata nella Pieve di San Pancrazio, il giorno del patrono.
Senza nulla pretendere né imporre, il monsignore ha ricordato le responsabilità di noi fedeli, che, potendo, dovremmo essere impegnati a salvaguardare il patrimonio di cui disponiamo, così da consegnarlo poi ai nostri figli. Un patto certo non scritto né vincolante: una sorta di obbligo morale.
Si tratta, in parole povere, di fare con i nostri figli quello che i nostri padri hanno fatto con noi.
A tal proposito l’abate ha ricordato che, quando il Duomo è stato costruito, Montichiari contava meno di 6.000 abitanti.
«Noi oggi siamo in 25.000 – ha detto monsignor Cancarini -, ma non abbiamo più la forza di quei 6.000…».
Di cosa da fare ce ne sarebbero molte; di cose da conservare altrettante.
A cominciare proprio dalla Pieve di San Pancrazio, che domina la capitale della Bassa da lassù sull’omonimo monte, ma che non se la passa tropo bene: il tetto fa acqua, il muschio impera e parte del campanile non è proprio compromesso, ma quasi.
E poi ci sono altre strutture parrocchiali…
Non a caso, a breve è in programma un incontro tra abate e sindaco, giusto per vedere come muoversi.
Si potrebbe fare, insomma, proprio come quando era stato edificato il Duomo, nato dalla sinergia tra la comunità civile e quella religiosa. Insieme si fanno sempre grandi cose.
MTM