C’è ancora qualcuno che ricorda i mesi passati con la “dentatura da pirata” – così si potrebbe dire – in attesa di inserire i suoi nuovi denti “fissi”? O c’è ancora chi ha dovuto subire una “rasatura” completa di un’intera arcata dentale a fronte, magari, della presenza anche solo di pochi denti malati? Bene, scordiamoci tutto questo. Oggi la chirurgia ha fatto passi da gigante, riuscendo a raggiungere livelli di precisione e tempi d’intervento impensabili sino a pochi decenni fa.
Per fare maggiore chiarezza sul punto, abbiamo fatto alcune domande al dott. Alberto Pesce, medico odontoiatra specializzato in chirurgia dentale.
Dottore, tocchiamo in prima battuta un tema noto: i denti del giudizio. Quali sono le motivazioni che spingono, spesso, a rimuoverli e quando è più opportuno sottoporsi a un simile intervento?
Solitamente, la rimozione dei cosiddetti “denti del giudizio” avviene prima dei vent’anni, soprattutto per assecondare un armonioso sviluppo della dentatura e per garantire, a chi già fosse soggetto di attenzioni odontoiatriche, il corretto esito di queste ultime. Le ragioni di questo “scompenso” sono principalmente evolutive: l’essere umano, nelle sue prime fasi del suo sviluppo, aveva una mandibola più pronunciata e dunque c’era spazio per tutto, mentre ora, con la contrazione della mandibola stessa, questi ultimi denti tendono a crescere danneggiando quelli precedenti.
Considerato solitamente un intervento molto doloroso, oggi, anche solo dopo una semplice lastra che ne faccia presagire uno sviluppo inadeguato, è possibile rimuovere le “gemme” dei denti, ancora con un impianto radicale non sviluppato, in età adolescenziale, senza particolari problemi.
Spostandoci, invece, sugli impianti, anche qui la tecnica ha fatto passi da gigante. Oggi cosa ci si deve aspettare quando ci si sottopone ad un simile intervento?
Un tempo, tristemente, quando si aveva un problema a qualche dente, si limavano tutti e si costruivano delle soluzioni cementificate per l’intera arcata. Oggi, fortunatamente, non è più così e, grazie allo sviluppo tecnologico, è possibile andare a trattare solo i denti che ne hanno davvero bisogno. Grazie agli impianti è possibile sostituire la radice biologica con una meccanica, completamente in titanio, materiale biocompatibile al 100%, sulla quale viene poi posizionato il dente. Onde evitare attese eccessive, in alcuni casi è possibile anche trovare delle soluzioni “a carico immediato”, riuscendo ad ottenere risultati eccezionali grazie all’implantologia guidata, in virtù della quale è possibile individuare in via preliminare le singole esigenze d’intervento.
Infine, cosa fare se, al momento dell’installazione di un impianto, l’osso non fosse sufficiente per il posizionamento plantare?
Si tratta, in termini scientifici, di “rigenerazione”. Ci sono casi in cui è necessario “rigenerare” una porzione d’osso mandibolare del paziente, affinché si possano posizionare all’interno gli impianti. Oggi è un intervento sostanzialmente indolore, abbastanza breve e che assicura un recupero post-operatorio praticamente eccellente; unico svantaggio sta, ovviamente, nel prolungamento dei tempi di cura: per riuscire a far sì che l’osso si rigeneri, è necessario attendere qualche mese dall’intervento, specie prima di poter procedere con le successive fasi operatorie.
Per maggiori informazioni, per conoscere tutti i servizi offerti, per eventuali visite, anche solo per controllo, lo Studio Dentistico Pesce, recentemente rinnovato e ampliato, si trova a Brescia, in via Corsica, n. 14/b.
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Leonardo Binda