È stata una celebrazione del Quattro Novembre originale e fortemente inserita, oltre che nell’Educazione Civica, nello studio della storia del territorio quella organizzata quest’anno dalle classi della Secondaria di Primo Grado IC2 Rita Levi Montalcini. Su suggerimento della Dirigente Scolastica Sabina Stefano, le docenti di Lettere, infatti, hanno condotto le classi in una visita guidata sul territorio alla scoperta di tutti quei monumenti dedicati in periodi diversi alle Forze Armate. A piccoli gruppi e in giornate diverse, anche non necessariamente quella del Quattro Novembre destinata più alla scuola Primaria che ha preso parte alle celebrazioni di rito organizzate dall’Amministrazione Comunale, i ragazzi hanno seguito un percorso che dal loro edificio scolastico li ha condotti alle varie opere scultoree collocate qui e là in paese: dal monumento dedicato alla Fanteria, l’ultimo edificato del 2020 in uno spiazzo verde tra corso Martiri e via Roma, a quelli dei Bersaglieri e degli Alpini, tra i primi dedicati alle Forze Armate e che sorgono sul colle di San Pancrazio, per finire con il monumento ai Carabinieri nel parco di Nassiriya e davanti alla stele commemorativa di Pino Ciotti, asso del volo, che sorge proprio all’interno del cortile dell’edificio scolastico IC2 e che ha dato modo agli studenti di conoscere in modo più approfondito un personaggio straordinario nato e vissuto a Montichiari di cui molti di loro avevano solo sbadatamente letto il nome durante la ricreazione. Tante le domande degli studenti soprattutto davanti al monumento simbolo del percorso e dello stesso Quattro Novembre, quello ai Caduti della Prima Mondiale situato in via Trieste. I ragazzi sono rimasti in silenzio nell’apprendere il pesante tributo che anche Montichiari pagò durante il primo conflitto mondiale: dei 1550 giovani chiamati alle armi, 175 morirono o risultarono dispersi, 105 tornarono mutilati o invalidi, 25 furono i decorati al valore, 127 gli orfani di guerra. A tutti coloro che non tornarono più nel paese natio lo scultore Claudio Botta, nel 1922, traendo ispirazione dalla poesia “Canto all’Italia” di Giacomo Leopardi e precisamente dal verso “Alma terra natia la vita che mi desti ecco ti rendo”, realizzò un’opera rappresentante un fante colpito a morte che cade stringendo fra le mani il Tricolore. «Celebrare una data tra le più memorabili della nostra Storia ripercorrendo le vicende che hanno portato alla costruzione dei monumenti dedicati in paese alle Forze Armate – hanno commentato gli studenti – ci ha permesso di vivere un Quattro Novembre più vicino a ciò che siamo e che a ciò che chi ci ha preceduto ha voluto trasmetterci. È stato importante scoprire opere vicino alle quali spesso passiamo senza notarle, imparare che rappresentano sacrari a ricordo dei caduti e che meritano rispetto e tutela. Ricordando concretamente, poi, la prova durissima sostenuta da tanti giovani per coronare l’opera del Risorgimento e dare più l’unità al nostro Paese, noi stessi ci siamo riscoperti Italiani.
Marzia Borzi