Riportare in modo analitico e completo tutti gli appuntamenti di «Nuova…mente estate», la rassegna estiva organizzata dal Comune insieme con le due Pro Loco, i commercianti e MontichiariMusei è di fatto impossibile: gli eventi in programma sono talmente tanti, che servirebbe un intero numero di Paese Mio (o quasi) per riportarli tutti.

Allora, nel ricordare che il programma completo della rassegna è disponibile sul sito del Comune (www.montichiari.it), concentriamo la nostra attenzione su un particolare, anche per fare un po’ la «storia» di questa realtà. Così, se per caso qualche lettore si portasse questo numero in spiaggia… gli facciamo u po’ di compagnia.

Così come negli anni precedenti, anche il cartellone dell’estate 2022 dà parecchio spazio a sua maestà il liscio. Ad esempio, gli appuntamenti al Parco dei Caduti di Nassiriya sono più d’uno: il 4 luglio dalle 20.30 alle 23, e poi l’11 luglio, il 18 luglio, il 25 luglio… Il liscio è stato protagonista anche della sagra «Vighizzolo in festa» (in programma da venerdì 24 a domenica 26 giugno) e lo sarà alla «Sagra della Frazioni Santa Giustina, Sant’Antonio, Ro» (dal 29 al 31 luglio), alla «Sagra dei Novagli» (dal 7 al 7 agosto), alla «Sagra dei Chiarini» (dal 2 al 4 settembre). Insomma, quella di Montichiari sarà un’estate… a tutto liscio.

Già, ma come è quando è nato questo benedetto ballo liscio, che appassiona tantissime persone? Tant’è vero che, ovviamente anche a Montichiari, c’è una scuola dove lo si insegna a ballare. Tutti ricordiamo Raoul Casadei, il re del liscio, che se n’è andato un paio di anni fa. Anche se lui è l’emblema di questo ballo, non ne è certo l’inventore: Raoul, infatti, aveva ripreso e continuato la tradizione di su zio Aurelio Casadei, detto Secondo. Ma neanche lui aveva inventato il liscio: infatti per trovare le origini bisogna andare alla fine del XIX Secolo, dove troviamo un certo Carlo Brighi, detto Zaclén, che in romagnolo significa anatroccolo (Carlo, infatti, era un cacciatore a cui piaceva sparare alle anatre).

Violinista di buon livello, Brighi era solito alternare i teatri d’opera alla sale da ballo. Dal 1890 lasciò perdere la musica colta per dedicarsi completamente a valzer, polche e mazurche. Che però propone alla sua maniera: non più in forma piuttosto «lenta», come si usava nell’alta borghesia di allora, ma con un ritmo veloce. Dopo Zaclé arriva il succitato Secondo Casadei, che prosegue con l’opera di rinnovamento, introducendo nuoci strumenti, come ad esempio la batteria, e scrivendo nuove canzoni, anche in dialetto romagnolo. Secondo, tanto per dire, è l’autore della celeberrima «Romagna mia», che in origine si chiamava «Casetta mia», perché dedicata alla casa che il musicista aveva a Gatteo Mare. Poi, grazie a Dino Olivieri, dirigente della casa discografica, divenne «Romagna mia». E fu un clamoroso successo.