«Non voglio nemmeno ipotizzare che si possa verificare quella che sarebbe una gravissima forzatura.
Oltretutto, in pochi giorni abbiamo già ricevuto l’adesione di numerosi Comuni, e contiamo a brevissimo di superare la soglia che consentirà l’effettuazione, entro dieci giorni, dell’as-semblea. A quel punto sarà finalmente la politica, e non i tecnici, a tornare a decidere.
I sindaci bresciani saranno chiamati a un’assunzione di responsabilità, e si vedrà da quale parte sceglieranno di schierarsi».
L’affermazione, raccolta da Enrico Giustacchini, un bravo collega del Giornale di Brescia, è di Marco Togni (nella foto) sindaco di Montichiari, che così commenta gli sviluppi dell’iter che dovrebbe portare alla realizzazione di quel depuratore delle acque del Garda, che dovrebbe scaricare nel Chiese.
Senza entrare nel merito della questione depuratore, prendiamo spunto dalle parole di Togni, che solleva un problema generale, riferibile a tante cose, non solo al caso specifico.
In sostanza: chi deve decidere, i tecnici o i politici? E ancora: quando si tratta di prendere decisioni importati, quanto conta il parere degli amministratori locali?
Rimanendo qui, nella nostra brughiera, pensate a quante cave, discariche et similia sono state fatte contro il parere di sindaci e assessori (per non dire contro il parere dei cittadini): decide la Provincia, che ovviamente (e giustamente) si avvale della consulenza dei tecnici. Sempre rimanendo a Montichiari, pensate al tira e molla sulla ex caserma Serini, andato avanti per anni con i monteclarensi a dire no, non vogliamo gli immigrati, e il Prefetto, che naturalmente obbediva al Viminale, che invece voleva mandarli.
Pensate (qui saliamo un po’ di livello, ma è la stessa cosa) a quanto sta accadendo a Matteo Salvini, che proprio in questi giorni è a processo per non aver concesso, nell’agosto del 2019, il permesso di sbarcare agli immigrati arrivati clandestinamente nel nostro Paese. Comunque la si pensi (bisogna accogliere gli immigrati; no, non bisogna accoglierli), il problema rimane: chi decide la politica italiana sull’immigrazione?
Un ministro regolarmente eletto, che quindi risponde ai cittadini, o dei giudici, che non rappresentano nessuno se non la casta di cui fanno parte (a tal proposito vale la pena di rileggere le parole di Luca Palamara: «Salvini ha ragione, ma dobbiamo dargli contro…»).
Qui ci fermiamo: ognuno faccia le valutazioni che meglio crede.
Ma il problema posto «nel suo piccolo» da Marco Togni rimane.
E non è così piccolo…
Gabriele Fiore